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Bridgestone smentisce la foratura per Hamilton

La McLaren è uscita di pista per un cedimento meccanico

Martin Whitmarsh a caldo aveva parlato di un afflosciamento della gomma per una perdita di pressione. Poi riguardando con più attenzione le immagini televisive è stato chiaro che qualcosa si era rotto nella McLaren Mp4-25 di Lewis Hamilton che ha visto sfumare un secondo posto sicuro a due giri dal termine del Gp di Spagna. Hirohide Hamashima, responsabile dello sviluppo di Bridgestone Motorsport, è parso un po' seccato per le voci che si erano sparse nel paddock e ci ha tenuto a puntualizzare: “Stiamo verificando con il team McLaren la causa dell’uscita di pista e conseguente ritiro di Lewis Hamilton, ma l’impressione iniziale è che il ritiro non sia dovuto ad un problema del pneumatico”. Insomma la foratura è un effetto, ma non la causa dell'uscita di strada del “moretto”. La McLaren non è nuova a problemi di questo tipo: la tendenza dettata dagli aerodinamici è quella di chiudere al massimo i passaggi di aria verso i dischi freno e le pinze, canalizzando i flussi che non devono assolvere solo ad un ruolo di raffreddamento dell'impianto frenante, ma anche ad una funzione aerodinamica. E così i portamozzi sono vestiti da speciali cestelli in carbonio, mentre le prese d'aria diventano anche dei convogliatori di flussi. La ricerca esasperata di soluzioni al limite, porta inevitabilmente all'incidente patito da Lewis. Fra un pezzo e l'altro di carbonio ci sono spessori e tollerenza minime, per cui basta che un particolare si sposti solo di un paio di millimetri o un detrito si insinui fra il cerchione e le carenature per provocare un grippaggio e la conseguente rottura. Per Montecarlo, dove ci sono tombini e marciapiedi, tutte le squadre provvedono a rinforzare i bracci delle sospensioni e quelli dello sterzo.

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