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Binotto, il motorista che è diventato direttore tecnico della Ferrari

Mattia Binotto, 46 anni, reggiano nato a Losanna, in 21 anni in Ferrari ha fatto tutta la trafila che lo ha portato al vertice tecnico della Scuderia. Non è un progettista ma un ottimo organizzatore e un agitatore di uomini...

Mattia Binotto, Ferrari Race Engine Manager alla Conferenza Stampa FIA

Foto di: XPB Images

(Da sinistra a destra): Joe Custer, Stewart Haas Racing Vice Presidente con Mattia Binotto, Ferrari Race Responsabile motore
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sergio Marchionne, Presidente Ferrari e CEO di Fiat Chrysler Automobiles e Maurizio Arrivabene, Ferr
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
(Da sx a dx): Maurizio Arrivabene, Team Principal Ferrari con James Allison, Direttore Tecnico Veico
Conferenza Stampa FIA: Rob White, Vice Direttore Renault Sport; James Key, Direttore Tecnico Scuderia Toro Rosso; Tom McCullough, Capo Ingegneri Sahara Force India F1 Team; Mattia Binotto, Capo ingegneria di pista Ferrari; Paul Monaghan, Capo ingegneri Red Bull Racing; Pat Symonds, Direttore tecnico Williams
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari with the media
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H

Un motorista è diventato il nuovo direttore tecnico della Ferrari. Si tratta di una scelta molto coraggiosa di Sergio Marchionne. Il presidente vuole che a Maranello si respiri l’orgoglio di essere ferraristi e ha deciso di puntare sull’italianità. Un drastico cambio di direzione rispetto alla gestione “british” di James Allison nel Reparto Corse.

Il rapporto fra Marchionne e Allison si è deteriorato dopo il GP di Spagna, quando il numero uno ha avuto l’ulteriore conferma che la SF16-H non aveva il potenziale per fronteggiare le Mercedes, perché gli sviluppi portati in a Barcellona non hanno funzionato come si aspettavano a Maranello.

A far precipitare le cose c’è stata anche la terribile tragedia che ha colpito James Allison con la prematura scomparsa della moglie dopo il GP d’Australia. Il dt, dopo un periodo di assenza, aveva chiesto di poter rientrare in Gran Bretagna nei fine settimana per dedicarsi ai figli: una scelta umana ineccepibile che, però, andava a cozzare con l’esigenza della Ferrari di far crescere il potenziale nascosto della SF16-H.

Marchionne lunedì era alla Gestione Sportiva

Il fatto che James non si sia fatto vedere nemmeno mezza giornata a Silverstone aveva fatto capire che qualcosa sarebbe successo, era solo questione di tempo. Lunedì Marchionne ha trascorso tutta la giornata alla Gestione Sportiva, dove ha un suo ufficio, programmando l’uscita di Allison (gardening fino a fine anno e poi potrebbe essere lasciato libero in cambio di una riduzione sui due anni di contratto ancora da pagare) e la successione con Mattia Binotto.

Reggiano, ma svizzero di nascita

Forse sono pochi a sapere che in realtà Mattia Binotto è nato in Svizzera. Genitori reggiani che sono andati a lavorare nella Confederazione Elvetica quando l’occhialuto tecnico ferrarista è nato a Losanna il 3 novembre 1969. Ha ottenuto la laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Losanna nel 1994, prima di completare un Masters in ingegneria dell’automobile a Modena.

Alla Ferrari è entrato nel 1995: siccome c’era un blocco nell’assunzione dei tecnici è stato assunto con un ruolo nel personale. Quindi è diventato il motorista della squadra prove e ha coperto quel ruolo fino al 2003, quando è stato promosso a ingegnere motorista di pista della squadra corse.

Ottimo organizzatore, Binotto è diventato capo ingegnere delle aree corse e montaggio dal 2007, assumendo poi il ruolo di responsabile operativo del Reparto Motori e KERS nel 2009. Nell’ottobre 2013 era diventato il vice di Luca Marmorini nel reparto Motori ed Elettronica, rilevando il ruolo del progettista aretino durante la stagione 2014. E ora arriva il grande salto con la nomina a Chief Technical Officer della Scuderia Ferrari.

Binotto è l'ingegnere più rispettato da Marchionne

Mattia è certamente il tecnico del Cavallino più rispettato da Sergio Marchionne: all’ingegnere reggiano, infatti, viene riconosciuto il merito di aver avvicinato la power unit 061/1 a quella della Mercedes, riducendo l’enorme gap di potenza che si era registrato al via del regolamento dei motori ibridi nel 2014.

Più che un progettista (il disegno del 6 cilindri è affidato a Lorenzo Sassi) è un eccellente agitatore di uomini che sa trarre il meglio dallo staff a sua disposizione. Binotto è spinto da una buona dose di ambizione che gli ha fatto scalare i gradini all’interno della Gestione Sportiva fino ad arrivare al vertice della parte tecnica.

Le inefficienze della nuova Gestione Sportiva

Ora è arrivato il momento di mettere a frutto le qualità organizzative intervenendo sulle inefficienze che il nuovo Reparto Corse ha mostrato in questa stentata stagione 2016 (è da capire, per esempio, come mai la Rossa che scende in pista al venerdì sia solitamente poco competitiva e sia costretta a grandi recuperi al sabato). Non è solo una questione di monoposto, ma anche di processi, di tempi di sviluppo.

È facile aspettarsi che molti uomini ex Lotus possano decidere di andarsene dalla Gestione Sportiva (c’è una “colonia” piuttosto nutrita anche in ruoli chiave) dopo l’uscita di James Allison: starà proprio a Binotto ricollocare le figure giuste al posto giusto, in attesa che arrivino dei rinforzi esterni sulla parte telaistica e aerodinamica. I movimenti, infatti, sono solo cominciati. Aspettiamoci altre sorprese…

 

 

 

 

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