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Analisi

Arrivabene, la "panchina" non brucia, ma Marchionne lavora sui nodi da sciogliere

Anche se ogni giorno il team principal viene messo sulla graticola, il ruolo di Maurizio non è in discussione: Marchionne sta già lavorando per colmare le lacune di una Ferrari che non è ancora vincente per errori umani e tecnici,.

Maurizio Arrivabene, Team Principal Ferrari

Sutton Motorsport Images

Maurizio Arrivabene, Team Principal Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Piero Lardi Ferrari, Ferrari Vice President and Sergio Marchionne, CEO FIAT
Max Verstappen, Red Bull Racing RB13 and Sebastian Vettel, Ferrari SF70H battle and collide at the s
Mattia Binotto, Chief Technical Officer, Ferrari
2017 World Champion Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, Sebastian Vettel, Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H makes a pitstop
Ferrari banner at the grandstand
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Pole sitter Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Ferrari pit wall gantry
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H

Maurizio Arrivabene come Vincenzo Montella? La panchina dell’allenatore del Milan brucia come il ruolo di team principal della Ferrari, che una settimana per l’altra deve fare i conti con chi scommette sulla sua sostituzione che, invece, non è mei piani del presidente Sergio Marchionne. Non c’è conferenza stampa nella quale non ci sia una domanda sul futuro di Arrivabene.

Fino a ieri il “candidato” alla successione era Mattia Binotto, l’ingegnere di Reggio Emilia, che dal luglio dello scorso anno ha cambiato l’impronta dell’ufficio tecnico del Reparto Corse, costruendo un sistema di lavoro a… matrice che ha liberato molte idee fresche che hanno permesso la nascita della SF70H, la monoposto più interessante dal punto di vista telaistico e aerodinamico.

L’atteggiamento intransigente di Maurizio, alcune sue ruvidezze caratteriali lo hanno reso allo sguardo di molti l’”antipatico” del Cavallino, mentre Mattia, che gode di ottima stampa, è visto come l’organizzatore che in poco tempo ha rivoltato come un guanto il Reparto Corse, per cui chissà cosa saprebbe fare se fosse chiamato alla tolda di comando della Scuderia.

Ma i ruoli sono totalmente diversi e, al di là delle legittime aspirazioni personali, è giusto dire che Binotto è l’uomo intorno al quale nasce la macchina 2018, per cui non sarebbe una gran mossa toglierlo dal delicato ruolo che sta svolgendo, specie ora che si discutono le linee tecniche del futuro.

Nelle ultime ore, allora, dalla Gran Bretagna si è fatto anche il nome di Lucia Pennesi, direttore commerciale e marketing della Gestione Sportiva.

Joe Saward, nel suo blog, non avrebbe escluso la promozione di una donna a capo della squadra del Cavallino, dopo che dal Mugello, in occasione delle Finali Mondiali Ferrari, il presidente Sergio Marchionne non aveva risparmiato una tirata d’orecchie al suo team principal.

Arrivabene nel paddock di Città del Messico aveva espresso in modo fin troppo esplicito la minaccia della Ferrari di uscire dalla Formula 1 se Liberty Media avesse cambiato le carte in tavola del Circus senza rispettare la storia e il blasone del Cavallino.
“La nostra non è una minaccia – ha rettificato Marchionne -: ho letto alcune dichiarazioni di Maurizio che delle volte si lascia trasportare, ma bisogna restare razionali”.

La sensazione è che Maurizio a volte si trovi nello scomodo ruolo di chi ha sopra un presidente che detta tutte le linee politiche (e non solo) e sotto ha un capo tecnico come Binotto che è stato capace di fare un vero miracolo (erano in pochi anche dentro al Reparto Corse a credere nell’effettivo potenziale della SF70H).

E allora diventa sempre più chiaro lo sforzo che sta facendo Sergio Marchionne per dare continuità a un gruppo che ha dimostrato di essere molto competitivo, ma non ancora vincente. Il numero uno sta lavorando sulle lacune del mondiale 2017, tecniche e umane…

“Abbiamo cominciato a lavorare alla stagione prossima già quando è partita quella 2017 – ha detto al Mugello - . La cosa importante è imparare da cosa abbiamo sbagliato quest’anno. E ce n’è parecchia. Dobbiamo provare a incorporare le giuste soluzioni sulla macchina del prossimo anno”.

Il messaggio era per Binotto: il famoso motore 4 che doveva debuttare a Monza, essendo una prefigurazione della power unit 2018 che non si è mai visto. Le promesse del chief designer, Lorenzo Sassi, non hanno trovato alcuna rispondenza nei fatti. Il “motorone” si rompeva al banco con una fragilità inaspettata (l’anno prossimo avrebbe dovuto durare 7 GP), per cui il progetto sviluppato con la collaborazione di AvL è stato buttato via.

Nel finale di stagione la Rossa ha dovuto allestire un motore 3/bis in fretta, spingendo alcune soluzioni che possono poi aver provocato le varie rotture nella maledetta triplice asiatica, ma non c’era un’alternativa se si voleva provare a inseguire Lewis Hamilton e la Mercedes più lanciati che mai. L’errore di programmazione (anche di Binotto che si è fidato) è stato pagato a caro prezzo, ma adesso non serve piangere sul latte versato, ed è più importante guardare avanti.

C’è da domandarsi, anche, se i ritiri della Ferrari hanno reso più vulnerabile Sebastian Vettel. Il tedesco alterna prestazioni da autentico fuoriclasse (il giro della pole in Messico rientra fra queste) con azioni degne di un pivello che puntualmente cade nelle provocazioni. L’errore di Baku si è sommato al crash in partenza a Singapore e alle inutili ruotate di Città del Messico nelle quali l’autoscontro del tedesco è stato il punto comune.

Lewis Hamilton e, soprattutto, Max Verstappen hanno capito che la freddezza di Seb va a farsi benedire quando intorno al tedesco succede qualcosa che non è sotto il suo totale controllo. Tende a risolvere le questioni tutto e subito se lo punzecchiano.

E anche in questo caso c’è stato il monito del presidente prima del via di Città del Messico: "Sebastian è stato ed è un driver fenomenale, ma se non sapessi che è tedesco, direi che ha un atteggiamento molto simile a un ragazzo del sud, perché è molto emotivo".

Marchionne si augura che Vettel impari a controllare meglio le sue emozioni. Maurizio Arrivabene dovrà lavorare su questo aspetto umano, perché altrimenti la Rossa rischia di trascinarsi al 2018 le scorie negative di una stagione 2017 che, invece, resta da incorniciare. E la speranza è di chiudere il mondiale con un’altra vittoria che dia lo stimolo al Reparto Corse per affrontare un altro inverno pieno di speranze…

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