Arrivabene: "Il risultato del GP non corrisponde al potenziale della SF70H"
Il team principal della Ferrari trova un modo elegante per non tirare le orecchie a Vettel che ha compromesso una possibile vittoria in Messico, mettendo in rilievo che la Rossa aveva un rendimento superiore a quello mostrato dai risultati.
Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images
“Ancora una volta, il risultato della gara non corrisponde al potenziale delle SF70H. Un potenziale che si era visto ieri con la pole position e si è rivisto in corsa con numerosi sorpassi e con il giro più veloce. Purtroppo, il contatto alla prima curva ha compromesso tutta la gara”. La breve analisi di Maurizio Arrivabene al termine del Gran Premio del Messico è la fotografia del weekend Rosso sul circuito Hermanos Rodriguez. E non è neanche un copione inedito nella storia di questo Mondiale.
Ci sono stati fine settimana (Malesia e Giappone) in cui la SF70H è stata un cavallo... zoppo che ha bloccato sul nascere le ambizioni di Vettel. Ma in altre occasioni la monoposto ha confermato un potenziale da purosangue, e a mancare è stato il fantino.
Come nel Gran Premio del Messico, nel quale Vettel (splendido il sabato) ha vanificato un potenziale vincente dopo pochi metri. Eppure Seb aveva iniziato il Mondiale 2017 mostrando una grande determinazione (Barcellona è stata esemplare) ma quando la lotta per il titolo è entrata nel vivo qualcosa è cambiata.
Baku a parte (che resta un episodio decisamente non usuale), tra Singapore e Messico Seb ha visto sfumare due possibili successi nei primi metri di gara, ed entrambe le volte quando si è trovato a partire dalla pole position.
Vettel ha pagato nei corpo-a-corpo un prezzo elevatissimo, sorprendendo questa volta in negativo. Quando il gioco si fa duro, solitamente emerge l’esperienza, con quel pizzico di malizia e che i campioni conoscono molto bene. Ma nel caso di Vettel non è andata così. Il Seb sereno del Gran Premio di Spagna ha lasciato il posto ad un pilota che ha subito non poco la pressione dei momenti cruciali, pur avendo già quattro titoli Mondiali in bacheca.
Il Vettel visto al via del Gran Premio del Messico ha di fatto subito Verstappen. L’olandese sarà anche un cavallo sciolto che lotta per i successi di tappa, ma alla fine cosa aveva da perdere Seb a Mexico City? Alla staccata di curva 1 non ha messo alla corda la Red Bull alla sua sinistra allungando la frenata quel poco che sarebbe bastato a complicare un po’ la vita a Verstappen in uscita di curva.
E l’olandese quando ha visto dello spazio ci si tuffato, guadagnando quei metri preziosi che gli hanno consentito di affrontare curva 2 con la traiettoria interna. Il contatto con Hamilton è stata una conseguenza, ormai la frittatina era fatta.
Non è stato un patatrac come quello di Singapore, perché c’è stata una rimonta che non ha fatto altro che confermare che il ritmo c’era, e che la SF70H meritava ben di più del terzo posto finale conquistato da Kimi Raikkonen, grazie anche ad una provvidenziale virtual safety-car. Non sapremo mai se Seb sarebbe stato in grado di spuntarla con un Verstappen (ed una Red Bull) in forma imperiale, ma sicuramente avrebbe avuto tutto per giocarsela.
Le ultime due gare che restano in calendario a questo punto diventano importanti per altri verdetti. La Ferrari ha bisogno di ritrovare quella vittoria che manca da sette gare, ma soprattutto il Vettel della prima parte di campionato, capace di fare la differenza nei momenti cruciali, quando serve la zampata del campione. Senza il peso del Mondiale, c’è tutto quello che serve per tornare a correre con tranquillità, poi, in chiave 2018, ci sarà comunque da lavorare, anche su questo fronte.
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