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Animazione Ferrari: c'è tanto fumo, ma quanto c'è d'arrosto?

Nel video analizziamo il fumo che esce dalla SF71H dallo sfiato sotto alla luce posteriore e che tanto fa discutere il paddock. In Bahrain si è rivista la nuvola alla messa in moto delle Rosse. E' tutto regolare ma ecco perché succede.

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, con del fumo al posteriore

Foto di: Mark Sutton

La power unit è formata da sei diversi elementi: il motore 6 cilindri è considerato un elemento separato dal sistema di sovralimentazione. La Ferrari sulla SF71H avrebbe separato l'impianto di lubrificazione del motore dall'olio che serve al buon funzionamento di turbo e compressore.

La ragione? Il turbo compressore sarebbe stato rivisto dai motoristi del Cavallino nell’inverno con nuovi componenti più leggeri e, quindi, più critici per l’affidabilità, visto che si potranno usare solo tre motori per l’intero campionato. È logico, quindi, che si possano essere studiate delle soluzioni per proteggere la vita di ogni componente.

Si dice che la Mercedes sia capace di usare sostanze che lo spettrografo della FIA non saprebbe "leggere", mentre la Ferrari usa un olio speciale che serve a lubrificare i cuscinetti del compressore, visto che parliamo di un sistema di sovralimentazione molto sofisticato che ormai gira a 120 mila giri al minuto.

Basta che ci sia un piccolo rilascio di olio perché questo inevitabilmente finisca nel sistema di alimentazione. Si spiegano, quindi, anche le fumate alle quali abbiamo assistito prima del GP del Bahrain durante la messa in moto delle power unit Ferrari, perché all’avvio del 6 cilindri il motore gira a basso regime e non trascina subito il sistema di sovralimentazione per cui è possibile che si crei un accumulo di olio che viene quindi “sparato” nel recuperatore e poi espulso nell’atmosfera. Chiaro no?

 

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