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Intervista

Ravaglia-Spengler: quel titolo DTM che li ha resi amici dal 2012

Intervista doppia esclusiva di Motorsport.com tra il veneto, che vince con la BMW il campionato tedesco nel 1992, e il canadese, che lo riportò in Baviera nel 2012. Dallo scambio di vetture alla collaborazione nel GT Italiano di tempo ne è passato, ma il legame dura tutt'oggi.

Roberto Ravaglia e Bruno Spengler, BMW Motorsport

Francesco Corghi

C'è una storia che val la pena di raccontare come retroscena del mondo di BMW Motorsport che lega Roberto Ravaglia e Bruno Spengler.

Parliamo di due piloti di epoche molto diverse, accomunati dalla... bacheca! Sì, perché il veneto e il canadese sono legati da un particolare molto importante per la Casa bavarese. La vittoria del titolo DTM di Ravaglia nel 1992, seguita da quella di Spengler nel 2012 riportando in BMW quel trofeo del campionato turismo tedesco che mancava da 20 anni.

Motorsport.com ha incontrato entrambi per una intervista doppia molto interessante, mettendo a confronto due generazioni di piloti e DTM.

Ravaglia: "Ex-pilota, prego..."

Ma se risalissi in macchina potresti dire tranquillamente la tua...
R: "Forse prendendo 3-4 secondi al giro però!"

Roberto, il "tuo" DTM com'era?
R: "Sono vecchiotto ormai e faccio fatica a ricordarmi quello che ho passato 30 anni fa! Scherzi a parte, le macchine che guidavo io sono completamente diverse da quella che aveva Bruno nel 2012. E dal 2012 al 2019 sono stati fatti ulteriori passi avanti nell'evoluzione. Fra la mia generazione e quella di Spengler c'è un abisso".

Questo evidenziato anche in una bella iniziativa che mise in piedi BMW ad Hockenheim nel 2013, all'indomani della conquista del titolo da parte di Spengler, che con Ravaglia ebbe l'opportunità di scambiarsi i due modelli di M3 DTM, 1992 e 2012, a livree invertite (sotto troverete le foto esclusive dell'evento fornite a Motorsport.com).

R: "Nella mia c'erano giusto volante, cambio e pedali, mentre in quella di Bruno avevo pulsanti dappertutto, dashboard e quant'altro. Ai miei tempi lo stile di guida era più spontaneo per quel tipo di vetture, più corsaiolo e fondato sulla meccanica. Oggi ci si basa molto di più sul carico aerodinamico".

La tua generazione presentava un DTM più 'maschio'?
R: "Per me lo è ancora adesso, semmai ogni generazione di pilota si può dire che si basi sul tipo di macchina che guida. Quindi non penso si possano fare paragoni".

Bruno, com'è stato guidare la BMW di Ravaglia?
Spengler: "Per me era bellissima, ma completamente diversa da quella che avevo io nel 2012, che con tanto carico aerodinamico in curva era molto veloce. Invece quella di Roberto era più fisica, necessitava di uno stile di guida particolare, soprattutto nell'ingresso in curva. Se l'avessi condotta con lo stesso approccio della 2012 sarei andato fuori alla prima curva! La M3 del 1992 era molto potente, ma senza aerodinamica la sentivi sbandare parecchio e avvertivi molte più cose del suo comportamento. Ecco perché in passato le gare erano così combattute, perché potevi stare in scia molto più semplicemente rispetto ad ora e tentare il sorpasso".

Due anni fa hai avuto modo di correre col team di Ravaglia nel GT Italiano, come è cambiata la M6 GT3 da allora?
S: "Di fatto è la stessa auto, ma penso che il team di Roberto abbia fatto un grande lavoro di sviluppo, considerando che questa macchina è ormai vecchia e alla fine del suo corso, dato che arriverà la nuova M4 GT3. La squadra di Roberto è riuscita a trovare alcune soluzioni ideali per farla crescere, capendo esattamente come funziona e degli assetti di cui necessita. Per questo sono molto contento di aver corso con loro".

Roberto, siete riusciti anche a vincere su piste ostiche per la M6...
R: "Vero, ma non dimentichiamoci che la BMW nel 2018 fece un aggiornamento per migliorare il grip meccanico. Sviluppare la vettura non significa però costruire nuovi pezzi come sospensioni e via dicendo, ma lavorare sugli assetti. Nel 2019 ci sono state nuove disponibilità economiche per svolgere più test e questo ti dà modo di adattare meglio il mezzo alla pista su cui vai a girare. E anche i piloti comprendono meglio la guida da adottare, andando più forte. Ciò non toglie che la M6 ormai sia vecchia, ma attendiamo tutti con ansia il 2022 quando arriverà la nuova M4, che ancora non conosciamo".

L'anno scorso avete lottato per il titolo tricolore fino all'ultima gara, perso solo per una rottura. La stagione 2020 è però iniziata bene...
R: "Il nostro vantaggio è aver avuto la possibilità di provare su tutte le piste del calendario, tranne Imola che ha chiuso ai test privati. Questo ci ha permesso di essere competitivi come l'anno scorso, poi ci sarano gli scarti da tenere in considerazione. Non siamo i favoriti, ma degli outsider pronti a cogliere l'occasione sì".

Bruno, come hai trovato il GT Italiano?
S: "Molto bello".

R: "Gli piace perché si mangia bene in Italia!"

S: "Sì, anche! E l'alimentazione è molto importante! A parte questo, nel 2018 sono stato accolto benissimo dal team di Roberto e quando l'ho ritrovato per le gare di Imola ho avuto l'impressione che non me ne fossi mai andato! Mi sono sentito di nuovo in famiglia, anche perché con Roberto abbiamo instaurato un bel legame proprio da quel giorno in cui ci scambiammo le auto. L'ho seguito anche in altre gare, quindi anche se passa tanto tempo fra una occasione e l'altra di collaborare, è come se lo facessimo tutti i giorni".

Bruno, pensi di poter tornare a correre da noi?
S: "Ad inizio anno non era in programma l'evento di Imola, ma c'era molta incertezza per via della pandemia di COVID. Essendo impegnato in primis nell'IMSA, è stato fissato questo impegno dopo, sfruttando il weekend libero che c'era in mezzo. Se ricapiterà l'occasione, sempre in base a quello che dovrò fare negli Stati Uniti, ci sarò con grande entusiasmo".

Roberto, per chiudere: come vedi il GT Italiano 2020?
R: "Tre mesi fa ero convinto che non corressimo proprio, oppure che potessimo farlo per qualche gara e basta. Siamo molto fortunati ad essere qui a gareggiare per un campionato, a fare l'intervista e ad incontrare persone nel paddock, seppur a porte chiuse. Speriamo di poter andare avanti e portare a termine la stagione, che è la preoccupazione principale, poi vediamo".

E con la M4 GT4 dove pensi di poter arivare?
R: "Si tratta di una buonissima vettura che ha fatto bene in tutti i campionati in cui ha corso. E' competitiva e nata su una ottima base, la differenza la fanno di più i piloti su un GT4. L'anno scorso era il primo e abbiamo peccato un po' di inesperienza facendo qualche errore che mi auguro non ricapiti".

Bruno, che saluto hai per i fan italiani?
S: "Li ringrazio per il supporto, specialmente quelli di Motorsport.com, e spero di poterli vedere di nuovo in pista quando finalmente sarà permesso a tutti di tornarci!"

A conclusione della chiacchierata, va svelato anche un ulteriore retroscena: Bruno Spengler l'italiano lo capisce bene e un po' lo parla anche, avendo parenti qui da noi. Per questo quando va al ristorante non ha problemi ad ordinare i piatti... tranne nel caso dello sconosciuto "castrato", per il quale Ravaglia gli ha trovato una spiegazione gestuale molto simpatica e azzeccata, che però vi racconteremo in un altro momento!

Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, BMW M3 DTM
Bruno Spengler, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, BMW M3 DTM
Roberto Ravaglia, Bruno Spengler, BMW M3 DTM
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