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Filippi: "La vittoria di Monza mi ha aperto la porta BMW"

Luca è in lizza per un sedile in DTM: analizza quanto è difficile diventare professionista per un pilota italiano

Filippi:
È in attesa di una risposta, ma non ha fretta di conoscere il responso. Ha in tasca un contratto di esclusiva che lo lega alla BMW fino alla fine del mese di febbraio come pilota DTM. È consapevole di essersi giocato una carta importante che potrebbe aprirgli, finalmente, le porte del professionismo. Luca Filippi è molto determinato, maturo. La Casa bavarese ha chiamato il pilota piemontese a inizio dicembre a Valencia per un test sulla M3 DTM. Luca ha girato sul tracciato Ricardo Tormo il giorno prima di Jaime Alguersuari, il giovane spagnolo che gli contende il posto sull’ottava macchina ufficiale. Due talenti per un sedile. Entrambi sono andati molto forte: la scelta, probabilmente, non riguarderà solo le capacità di guida. L’iberico può giocare la carta dell’essere un ex pilota di Formula 1, ma il mercato italiano (per quanto in crisi) interessa i tedeschi di più di quello spagnolo. “L’esperienza è stata entusiasmante – racconta Luca – ho trovato a Valencia una squadra degna di un team di Formula 1. Per fare girare due M3 DTM c’erano circa sessanta persone e cinque bilici. C’erano almeno venticinque ingegneri BMW a seguire il lavoro dei test: l’impressione immediata è stata di grande professionalità e di un potenziale enorme da sviluppare che è frenato solo dai vincoli regolamentari. Mi sono subito trovato a mio agio con la macchina e la squadra”. Il bel ricordo resta, ma ora c’è l’attesa di una telefonata… “So che la possibilità che mi è stata offerta è molto concreta, so anche di non essere l’unico pilota in ballo e che la scelta potrebbe scaturire non solo da motivazioni tecniche, ma anche da altri fattori. Sono grato alla BMW per l’opportunità che mi ha dato dopo che ho vinto la gara di Gp2 a Monza. Ero in un momento tremendo e quel successo mi ha aperto una porta importante…”. Per i piloti italiani è una fase difficile: Valsecchi è campione della Gp2 ma non riesce a trovare uno sbocco in F.1, mentre Bonanomi si è visto scaricare dall’Audi nonostante il terzo posto alla 24 Ore di Le Mans al debutto… “Non credo sia un problema di capacità. Il fatto è che non troviamo uno sponsor nemmeno per sbaglio. E così diventa molto difficile costruire una carriera da professionista, perché non bastano i buoni risultati per meritare il salto di qualità…”. Cosa si potrebbe fare per aiutare i nostri giovani di talento? “Sinceramente, mi trovo senza una valida risposta alla domanda. Mi sto dando un gran daffare per trovare un volante, sono pieno di idee, ma è terribilmente difficile. È per questo che aspetto con fiducia la risposta BMW”. La vittoria di Monza con il team Coloni in Gp2 ha cancellato molte delusioni… “Ho investito tanto in carriera, ma ho rimediato diverse delusioni. La più pesante è stata quella dello scorso anno con la Ferrari. Avevo effettuato un test di 20 giri con la 458 dell’Af Corse e mi ero meritato la chiamata ai test di preparazione della stagione 2012. Ero stato coinvolto nello sviluppo della vettura e credo di aver dato il mio contributo, assicurando sempre prestazioni in linea con le attese. Non ho mai voluto parlare di questa esperienza, rispettando la riservatezza che mi era stata chiesta e che ho sempre mantenuto. Quando ho visto che mi facevano girare con il sedile di Gimmi Bruni, il pilota di punta del programma, e le sue pastiglie avevo capito che probabilmente sarei entrato nei piani di Maranello. Poi, invece, è stato scelto Beretta che non aveva percorso un metro…”. I tempi erano stati subito competitivi: magari avevi oscurato nomi prestigiosi… “Non entro nel merito, voglio mantenere quella lealtà che mi è stata chiesta. Non ho mai capito perché non abbia avuto una possibilità, visto che avevo trovato un buon rapporto anche con i tecnici che si occupavano del lavoro di sviluppo della 458, come l’ingegner Nardon”. Giriamo pagina e torniamo al successo di Monza: com’è possibile che un pilota, per quanto forte, possa bastonare gli specialisti del campionato? Quest’anno c’era un livello più basso che in passato? “In Gp2 non si fanno test e nel week end di gara si ha solo mezz’ora di prove libere prima di andare in qualifica. Per essere vincenti bisogna essere competitivi dal primo giro. Altrimenti è difficile raddrizzare il fine settimana. Io sono andato a Monza con una sola motivazione: vincere. Volevo riscattare una stagione senza guida: ero determinatissimo a dare il massimo, pur essendo meno allenato dei miei avversari visto che avevo fatto il coach e il commentatore della Formula Indy in tv. Si entra in pista nell’unico turno di libere con le gomme nuove, per cui bisogna fare il tempo nel primo run, nella consapevolezza che nel secondo tentativo non si avrà più il vantaggio del pneumatico fresco. Sono stato il secondo più veloce nelle libere e non ero soddisfatto del terzo tempo in qualifica, ma la grande determinazione, insieme ad una macchina perfetta, mi hanno messo nelle condizione di conquistare un successo che mi ha dato molto gusto. Essere stato fuori mi ha caricato a molla”. Sei stato tester della Honda, ma una chance vera in Formula 1 non l’hai mai avuta… “Oggi è quasi impossibile per un italiano senza grandi sponsor: Esteban Gutierrez, per fare un esempio, ha firmato con la Sauber portando una dote di 20 milioni di euro. Quando ci sono piloti che dispongono di queste risorse, non c’è storia. E anche se ci fosse qualcuno che potesse rilanciare l’offerta, ci sarebbe subito la disponibilità a rialzare la posta… fuori mercato!”. Anche la Indycar si è rivelata una chimera: però sei stato coinvolto nel progetto di portare una gara in Italia… “Parlo con due o tre squadre, ma il programma americano si potrebbe aprire solo trovando degli sponsor. Riguardo all’idea di portare la Indycar in Italia, ci tengo a dire che sono solo un consulente che è stato chiamato a dare dei consigli su un progetto che non è ancora finito. Diciamo che a fronte di una richiesta economica della Indycar è partita una contro-proposta che sarà vagliata nelle prossime settimane”. Il discorso, quindi, non è ancora andato a monte, anche se il calendario 2013 è già stato ufficializzato? “E’ una questione finanziaria, bisognerà vedere se il promotore del campionato americano vorrà assumersi una parte del rischio imprenditoriale. Se si guarda il calendario Indycar si potrà notare la lunga sosta che c’è prima delle ultime due gare. Sembra che ci sia lo spazio per inserire una gara in più, tenendo conto dell’esigenza di trasportare in Europa le macchine e il materiale. Non è detto, quindi…”. Ora non resta che aspettare una telefonata da Monaco di Baviera… “Sono sereno. Non credo che arriverà una risposta a breve, ci vorrà ancora qualche giorno. Ne saprò di più nelle prossime settimane…”. La BMW non è impegnata solo nel DTM, il campionato che ha vinto nel 2012 al debutto, ma è protagonista anche in Gran Turismo. Se la Casa tedesca non volesse perdere un pilota italiano che va forte, può sempre utilizzarlo in uno degli altri programmi in cui è protagonista…

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