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F1 | Berger a Imola 33 anni dopo il rogo: "Salvato in 20 secondi"

Tornato ad Imola in veste di capo del DTM, l'austriaco ha voluto incontrare e omaggiare chi nel 1989 gli salvò la vita dal tremendo incidente al Tamburello. Il racconto del responsabile CEA, Fabio Nobis, svela tutti i retroscena di un intervento prodigioso sotto ogni punto di vista.

Gerhard Berger con Fabio Nobis, responsabile CEA

Foto di: DTM

La data del 23 aprile 1989 è ben impressa nella mente degli appassionati di Formula 1 e della Ferrari.

E soprattutto di Gerhard Berger, che quel giorno era impegnato nel Gran Premio di San Marino al volante della Rossa, con cui andò rovinosamente a sbattere al 'Tamburello' a causa di un cedimento dell'ala anteriore nel corso del quarto giro, quando il pilota di Maranello era risalito quarto.

Un incidente violento alla velocità di circa 290 km/h che, in pochi secondi, ha praticamente ammutolito tutti, sia i presenti sulle tribune che i commentatori TV, perché la benzina persa dalla 640 dell'austriaco prese fuoco avvolgendo in pochissimi secondi il relitto.

Berger non era riuscito a saltare fuori dalla macchina dopo il tremendo impatto contro le barriere e le possibilità che morisse bruciato erano ormai delle certezze nella mente e negli occhi di tutti.

Invece il prodigioso intervento degli uomini del servizio antincendio, i famosi 'Leoni' della CEA, sventò la tragedia in pochissimi secondi, come avevamo raccontato in una esclusiva intervista con il Dr. Domenico Salcito, presente in pista sull'auto medica, che qui vi riproponiamo.

 


A distanza di 33 anni, Berger è tornato ad Imola in veste di Capo di ITR, portando il DTM sull'Enzo e Dino Ferrari. Un'occasione per incontrare e riabbracciare Fabio Nobis, all'epoca dei fatti responsabile del servizio antincendio.

Come racconta il 66enne commissario, che svolge attività anche a Monza e Mugello, quell'episodio fu una vera prova di coraggio e bravura di tutto il suo team, andando anche contro le logiche e le prassi regolamentari.

"Era il 1989 ed io ero già uno dei responsabili degli addetti agli estintori dato che la prima gara la feci nel 1978. Da lì ho cominciato a lavorare in circuito e quel giorno ero presente ad Imola per il Gran Premio", racconta Nobis.

"Ricordo benissimo quel giorno. La Ferrari si presentava con delle novità tecniche che però nessuno immaginava potessero essere così pericolose in termini di potenziale incendio, la cosa peggiore che può accadere in gara e che da tempo non si vedeva".

"Fortunatamente eravamo pronti a quella evenienza tutti e 180 i commissari presenti in circuito, con 30 mezzi di soccorso pronti ad intervenire. E in quell'occasione lo facemmo vedere, anche se nessuno aveva mai affrontato una roba del genere".

"A me era capitato a Monza nell'incidente di Ronnie Peterson, ma era stato tanti anni prima e non pensavamo si potesse ripetere in dimensioni così enormi. Fatto sta che assieme alla Federazione e al circuito avevamo organizzato tutto in modo che la sicurezza fosse ai massimi livelli".

L'incidente di Gerhard Berger, Ferrari, su un monitor

L'incidente di Gerhard Berger, Ferrari, su un monitor

Photo by: Motorsport Images

La complessità dell'intervento era data non solo dalle fiamme, che come detto si sprigionarono in pochissimi secondi, ma anche da fatto che in quel punto le vetture arrivavano a tutta velocità dopo essere transitate sul rettilineo principale.

"In direzione gara arrivò subito la notizia che una macchina era finita a muro, ma le fiamme non si sprigionarono immediatamente. Pochissimi secondi dopo l'impatto, cominciammo a vedere il fuoco, che in un primo momento non c'era".

"Il nostro addetto entrò subito in azione, mentre una macchina che stazionava a 100 metri di distanza intervenne per raggiungere il luogo dell'incidente; in circa 20-25 secondi dalla botta al muro fummo sul posto, mentre le fiamme ormai avevano avvolto l'auto".

"All'epoca le disposizioni erano di intervenire immediatamente quando succedevano certe cose, mentre oggi bisogna aspettare le indicazioni del direttore di gara. Fosse stato così in quegli anni, probabilmente non saremmo arrivati in tempo. In una situazione del genere ogni secondo perso sarebbe potuto essere fatale".

Marshal soccorrono la Ferrari 640 di Gerhard Berger dopo un incidente, al GP di San Marino del 1989

Marshal soccorrono la Ferrari 640 di Gerhard Berger dopo un incidente, al GP di San Marino del 1989

Photo by: Ercole Colombo

Come si può vedere dai video presenti sul web, sul posto la scena era quasi apocalittica, con il relitto della Ferrari che era una palla di fuoco e calore, praticamente inavvicinabile se non con prontezza di spirito e competenze che quegli addetti ai lavori riuscirono a mostrare al mondo intero.

"Quel tipo di incendio non si vedeva in ogni gara, ma nonostante tutto restai calmo, dato che il mio ruolo era parlare con la persona addetta presente sul posto e dargli le indicazioni. In quella occasione, i miei uomini intervenirono in automatico senza che gli dovessi dire nulla. Alla fine, se ci pensate, 20" possono essere tanti o pochi".

"Basta guardare i video che sono presenti su internet, erano le stesse immagini che io avevo davanti. Secondi interminabili, quelli di attesa dell'intervento degli addetti con gli estintori, che però arrivarono velocemente".

"Non c'era tempo per pensare, in 40" praticamente avevano spento tutto. La prima impressione fu di stupore per la bravura del team antincendio, poi sopraggiunse la preoccupazione per le condizioni del pilota".

Gerhard Berger con Fabio Nobis, responsabile CEA

Gerhard Berger con Fabio Nobis, responsabile CEA

Photo by: DTM

Nonostante tutto, Berger se la cavò con una costola rotta e qualche ustione, ma se non ci fossero stati i Leoni della CEA, il racconto sarebbe stato ben diverso.

Già dopo l'incidente, l'oggi 62enne nativo di Wörgl fece di tutto per incontrare le persone che gli salvarono la vita, ma come spiega Nobis, tutto in forma privata per poter guardare negli occhi uno ad uno gli eroi di quella domenica.

E anche lo scorso fine settimana, l'occasione di avere il suo campionato presente sulle rive del Santerno è stata colta immediatamente per omaggiare ancora una volta i protagonisti di ieri ed oggi di questo fondamentale servizio a bordo pista.

"Gerhard ha voluto incontrare due volte le persone che l'avevano salvato, un giorno invitandole a Maranello e l'altra quando lavorava per BMW e venne a Brisighella per un evento".

"Il nostro ruolo è molto semplice: cercare di fare al meglio delle nostre possibilità il lavoro. Non andiamo in cerca di glorie personali o titoli sui giornali. E con Berger fu speciale, perché ci chiamò uno ad uno in privato per ringraziarci, cosa che per noi fu la cosa migliore, perché venne direttamente da noi senza fare proclami pubblici".

Gerhard Berger con Fabio Nobis, responsabile CEA, e il servizio antincendio

Gerhard Berger con Fabio Nobis, responsabile CEA, e il servizio antincendio

Photo by: DTM

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