Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera
Analisi

DTM 2021 | Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Il campionato tedesco è ricominciato con le GT3 e l'epilogo non è piaciuto per niente. Ma la storia, seppur gloriosa, ha insegnato che nessuno è privo di colpe, e per il futuro gli scenari non sembrano essere così rosei, almeno con questi regolamenti.

Podio: il campione Maximilian Götz, Haupt Racing Team, secondo classificato Liam Lawson, AF Corse, terzo classificato Kelvin van der Linde, Abt Sportsline

Podio: il campione Maximilian Götz, Haupt Racing Team, secondo classificato Liam Lawson, AF Corse, terzo classificato Kelvin van der Linde, Abt Sportsline

DTM

Dal Vangelo secondo Giovanni: "Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".

Così si potrebbe riassumere il gran finale della stagione 2021 del DTM, andata in archivio forse nel peggiore dei modi e con tanti strascichi che rischiano di lasciare cicatrici e macchie su un campionato che è in piena lotta contro... se stesso.

Non vogliamo improvvisare sermoni e prediche, ma le parole di Gesù Cristo si sposano alla perfezione con la situazione che si è creata al Norisring, dove è stata scritta una pagina non proprio esaltante del motorsport, a livello generale.

Purtroppo quella che doveva essere l'annata di ripartenza si è rivelata per diversi motivi assolutamente da rivedere, il che è un vero peccato per quella che è la storia di un campionato glorioso e storico, ormai prigioniero di un vortice oscuro dal quale non è per niente facile uscire.

Partenza

Partenza

Photo by: DTM

La scelta scontata

Il 'Deutsche Tourenwagen Masters' aveva l'etichetta di campionato turismo tedesco, distinguendosi negli anni per vetture dalle forme molto particolari e uniche, che però strada facendo hanno assunto sembianze da prototipi costosissimi. Questo ha portato alla morte della Class 1, che dopo l'abbandono di Audi e Mercedes vedeva solamente BMW restare di fatto impegnata in una serie al totale sbando.

Il promoter ITR ha quindi provato a ripartire usando quello che c'era di già pronto sul mercato. In questo caso si è scelto il concetto GT3, azzeccatissimo in tutto il mondo, ma proprio per questo per niente innovativo (almeno nel caso di una serie che sta cercando di ricominciare).

Di novità ci sono state le regole del 'vecchio' DTM applicate al nuovo, tranne il discorso della partenza da fermi sulla griglia che avrebbe obbligato le Case a riprogettare i sistemi di macchine che da sempre scattano lanciate al semaforo verde.

Nessun cambio pilota, presente il pit-stop obbligatorio per montare gomme Michelin nuove e prive di termocoperte, cosa che spesso ha rimescolato le carte in pista regalando strategie diverse e battaglie all'ultima sportellata davvero belle ed esaltanti, anche quest'anno. Banditi il DRS e Push-To-Pass, che corse sono state molto più 'genuine', con il piatto della bilancia spostato solamente dal Balance of Performance.

Il problema è che con così tanti campionati che annoverano le GT3, è diventato piuttosto difficile trovare auto, team e piloti disponibili ad assumersi anche questo impegno. E qui ci si sono messe di mezzo le Case, che hanno dato una grossa mano a Gerhard Berger nel comporre un elenco di partenti accettabile.

Atmosfera in Pitlane

Atmosfera in Pitlane

Photo by: ITR eV

Bene la quantità, qualità rivedibile

Detto dell'aiuto che i Costruttori hanno fornito (punto che ritroveremo più avanti nel discorso), come già detto prima la cosa positiva è derivata dallo spettacolo, che spesso è stato intenso e godevole. Contraltare di questo (o possibile causa?), era la qualità dei piloti.

Come accennavamo, le numerose serie GT3 di tutto il mondo hanno per forza di cose posto delle gerarchie. Oltre a quelle nazionali, in Europa possiamo avere nell'ordine GT World Challenge, GT Open e 24H Series, oltre i vari monomarca che servono anche a svezzare i giovani. Non prendiamo in considerazione il FIA WEC e l'IMSA perché chiaramente sono l'élite mondiale del Gran Turismo.

Va da sé che con tutti gli impegni sopracitati, alla fine nel DTM siano approdati piloti non proprio fuoriclasse, alcuni magari rimasti fuori da programmi più importanti e altri più acerbi a doversi fare le ossa in un qualche modo. Oltre agli immancabili paganti.

A conferma di ciò, basta andare a leggere le classifiche finali e notare la disparità di risultati che alcuni hanno avuto nei confronti di altri, pur armati magari dello stesso mezzo, ma rivelatisi deludenti o comunque molto più indietro. Oltre al fatto che diversi hanno 'toppato' completamente la stagione, mentre certi elementi hanno avuto altalene prestazionali in continuazione.

Questo ha però creato e garantito quella 'suspence' in ogni evento, che tra zavorre assegnate e BoP ha fornito incognite e sorprese spesso e volentieri, sia nelle prestazioni che nei risultati. Sfortunatamente, non sempre il fatto di avere tanti vincitori diversi nell'arco di una stagione è buon segno. Per lo spettacolo e l'attesa sì, ma in un campionato che ha due gare, la cui partenza è determinata da due Qualifiche distinte e non da griglie invertite, cose del genere fanno ovviamente storcere un po' il naso.

Arjun Maini, GetSpeed Performance Mercedes AMG GT3

Arjun Maini, GetSpeed Performance Mercedes AMG GT3

Photo by: Alexander Trienitz

Giù la maschera

Altro aspetto non sottovalutabile è l'impegno che le Case coinvolte hanno messo in questa avventura. Audi, BMW e Mercedes-AMG hanno voluto esserci, in quanto 'campaniliste', Lamborghini ha schierato due vetture per ragazzi in fase di crescita (soprattutto Esteban Muth), Ferrari/AF Corse hanno raggiunto l'accordo con Red Bull per non lasciare a piedi Liam Lawson e Alex Albon quest'anno, mentre McLaren ha partecipato solo ad eventi selezionati e Porsche ha presenziato in una sola uscita, non trovando modo di iscrivere auto clienti.

E proprio quest'ultima parola è stata l'ago della bilancia. Se il concetto GT3 era nato a suo tempo per avere macchine in pista gestite da team privati, il corso degli eventi ha inevitabilmente mutato la situazione. I Costruttori hanno comunque scelto le migliori squadre per essere rappresentati fornendogli supporto ufficiale.

Il significato di questo è presto detto: non sempre i marchi si limitano a dare i propri piloti alle compagini, ma in alcuni casi anche tecnici, ricambi, vetture e ogni minima cosa che possa fare la differenza rispetto ad un team che lavora per conto suo, con il semplice sostegno degli sponsor e dei finanziatori, che a volte sono i piloti stessi.

E diventa ovvio che se il DTM, pur abbracciando il concetto GT3, stabilisce una classifica denominata 'Manufacturers", ecco che c'è tutto l'interesse da parte del Costruttori di ben apparire e cercare di svettare. Facendo inesorabilmente crollare l'idea di avere un campionato di Corse Clienti.

Lucas di Grassi, Abt Sportsline Audi R8 LMS GT3

Lucas di Grassi, Abt Sportsline Audi R8 LMS GT3

Photo by: Alexander Trienitz

Il triste epilogo

In fase di resoconto delle ultime due gare del Norisring, abbiamo definito 'teatrino' il comportamento dei piloti armati di Mercedes-AMG. Ma d'altra parte, come poteva non succedere quanto accaduto, fatta la doverosa premessa che vi abbiamo appena descritto?

Dopo il patatrack iniziale creato da Kelvin Van Der Linde, franato addosso alle Ferrari di Lawson e Nick Cassidy - oltre alla successiva foratura accusata dal sudafricano più avanti nel corso di Gara 2 - si è materializzata la concreta opportunità per Maximilian Götz di vincere il titolo.

Da solo non ce l'avrebbe mai potuta fare, il portacolori del Team HRT, ma grazie all'accordo interno di tutti i rappresentanti della Stella di Stoccarda, ecco che 'magicamente' il leader Lucas Auer ha platealmente rallentato, mentre Philip Ellis si faceva da parte con riverenze per lasciare passare il collega.

Peccato che i due fossero in corsa con il Team Winward, per non parlare di Daniel Juncadella, che con la AMG della GruppeM Racing si è ben guardato dall'attaccare Götz facendogli perdere tempo e posizioni, ma proteggendolo da vero scudiero dal rientro dei rivali, fra cui Cassidy, che avrebbero potuto mettere a repentaglio il titolo.

A nessuno è piaciuto tutto questo, sia per il modo in cui si è operato e sia per l'affronto a quel concetto di "Customer Racing" che descrivevamo sopra. A tuonare subito dopo la gara è stato il consulente principale della Red Bull, Helmut Marko, che oltre a puntare il dito contro Van Der Linde ha preso le distanze dai rivali di marchio.

Nemmeno in Ferrari e AF Corse hanno gradito quanto successo, e Berger stesso era in totale imbarazzo. L'austriaco prima ha dato il classico 'colpo al cerchio e alla botte', senza prendere più di tanto una posizione in merito agli episodi controversi, per poi fare una sorta di retromarcia affermando che l'immagine del DTM ne è uscita danneggiata.

Partenza di gara 2

Partenza di gara 2

Photo by: Alexander Trienitz

Precedenti pericolosi

Abbiamo scelto di titolare questo pezzo di analisi "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" proprio perché nel mondo del motorsport di episodi del genere ne accadono ogni anno a decine.

"Chi vince festeggia, chi perde spiega", afferma il mitico allenatore Julio Velasco, ma viene anche da dire che bisogna sapere perdere, così come si deve saper vincere, in un mondo di veri e propri squali. L'imbarazzo di Berger è comprensibile, perché se da un lato è giusto che difenda il suo prodotto, dall'altro non può certo dare contro platealmente e polemicamente a Costruttori che gli hanno di fatto salvato la pelle da morte certa.

Il DTM ha avuto una stagione anche nel 2021 grazie a chi ci ha messo soldi, tecnici, auto, piloti e via dicendo, con l'intento di portarsi a casa un titolo e non di presenziare in griglia per partecipare, diciamo così, alla De Coubertin. Purtroppo, però, parliamo di un campionato e di protagonisti che hanno la malattia congenita caratteristica di tutti coloro che corrono ad alti livelli: ossia fare di tutto per vincere, nel bene e nel male.

La speronata di K.Van Der Linde al via di Gara 2 sul rivale Lawson ha rispolverato condotte totalmente rivedibili che l'attuale pilota del team Audi-ABT Sportsline aveva avuto già nell'ADAC GT Masters. Per non parlare di quando il Capo dei Quattro Anelli, Wolfgang Ullrich, urlò il celebre "Buttalo fuori!" via radio a Timo Scheider, che provocò la carambola tra le Mercedes dei rivali Pascal Wehrlein e Robert Wickens a Spielberg.

E che dire dei giochi di squadra? Se Ferrari e Red Bull non hanno digerito tutta la scena dei vari Mercedes, come potranno spiegare le proprie decisioni assunte allo stesso modo in F1, citando il famoso rallentamento maranelliano di Rubens Barrichello per fare vincere Michael Schumacher in Austria, o l'ancora più oscuro trattamento riservato a Mark Webber per favorire Sebastian Vettel in più di una occasione dai 'bibitari'?

Oltre all'ordine impartito da Ullrich, il DTM stesso ha vissuto annate dai risvolti plumbei, come i duelli tra Mercedes ed Alfa Romeo che videro il 'Biscione' dare troppo fastidio alle auto di 'casa' perché queste accettassero la sconfitta dai rivali 'esteri' senza colpo ferire. Tanto da fare saltare i nervi ad Alessandro Nannini e soci alfisti in più di una occasione.

Più recentemente, si può chiedere ad Edoardo Mortara (Audi Sport Team ABT) come ha perso ad Hockenheim il titolo del 2016, con tutti i piloti BMW pronti a sacrificarsi e stendersi come stuoini per dare al compagno Marco Wittmann il piazzamento in rimonta necessario a beffare l'italo-svizzero per 4 punti.

Come ciliegina sulla torta mettiamo chiaramente le decisioni assunte dalla direzione gara al Norisring, quando nel primo round K.Van Der Linde non ha ricevuto alcuna sanzione per non essersi spostato, pur essendo doppiato avendo effettuato la sosta ai box.

Peggio ancora sono i 5" comminatigli in Gara 2 per l'incidente alla curva 1, dovuti all'aver 'lasciato la pista rientrando in maniera pericolosa' e non per aver fatto strike con le Ferrari di Lawson e Cassidy, cosa che - come minimo - gli sarebbe valso un Drive Through o relativi 25".

Timo Scheider, Audi Sport Team Phoenix Audi RS 5 DTM passa davanti a Pascal Wehrlein, HWA AG Mercede

Timo Scheider, Audi Sport Team Phoenix Audi RS 5 DTM passa davanti a Pascal Wehrlein, HWA AG Mercede

Photo by: DTM

Sbagliando si impara?

Il DTM manda in archivio la stagione 2021 con tanti 'se' e 'ma', probabilmente con più dubbi che certezze in vista dell'anno prossimo. Dopo quanto accaduto, è lecito chiedersi se c'è chi ancora vorrà investire in una serie che, alla luce dei fatti, è appannaggio dei soli tedeschi.

Sarà molto dura rivedere qualche ragazzo della Red Bull in azione, così come una Ferrari, anche perché al Cavallino Rampante hanno una Hypercar in rampa di lancio e tanti programmi GT molto ben avviati, con altrettanti ragazzi interessantissimi. Dunque viene logico pensare che non ci sarà tempo e voglia di spendere soldi e occupare macchine per il DTM.

Ci sarà da capire cosa vuole fare Lamborghini, anch'essa concentrata su un futuro in LMDh e non certo soddisfatta dei risultati ottenuti in questa serie. Honda aveva ad inizio anno affermato che con JAS Motorsport sarebbe stata propensa ad entrare nel campionato, ma a che prezzo a questo punto? Rischiando di essere messa al tappeto dai 'padroni di casa' in tutte le maniere?

Berger e soci di ITR avanno molto da lavorare per dare una Vera (con la V maiuscola) ripartenza ad un campionato che, così restando, corre il serio rischio di avere solamente gli scarti e gli avanzi del mercato dell'auto e dei piloti, piombando nuovamente nel baratro nel giro di pochissimo tempo.

Gerhard Berger, Presidente ITR

Gerhard Berger, Presidente ITR

Photo by: ITR eV

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente DTM | La tappa italiana del 2022 sarà ad Imola
Articolo successivo DTM | HRT conferma due Mercedes nel 2022 e prova quattro giovani

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera