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Nani Roma: "C'è una differenza pazzesca tra il Buggy e la vecchia Mini"

Il pilota spagnolo, vincitore della Dakar 2014, torna a difendere i colori del team X-Raid e si sente pronto a lanciare la sfida alle Peugeot con il nuovo Buggy sviluppato dalla struttura di Sven Quandt.

MINI John Cooper Works Buggy

MINI John Cooper Works Buggy

BMW AG

MINI John Cooper Works Buggy
MINI John Cooper Works Rally and MINI John Cooper Works Buggy
MINI John Cooper Works Buggy
Nani Roma, Overdrive Racing Toyota
MINI John Cooper Works Buggy
MINI John Cooper Works Buggy
Jean-Marc Fortin and Nani Roma, Overdrive Racing
MINI John Cooper Works Buggy
Nani Roma, Overdrive Racing
MINI John Cooper Works Buggy
MINI John Cooper Works Buggy
MINI John Cooper Works Buggy

Nani Roma torna in X-Raid. Gli ultimi anni, o meglio le ultime Dakar non sono state semplici per il pilota catalano che ha vinto nel 2014, proprio con Mini e che poi ha collezionato una serie di sfortune dolorosa da ricordare. Nella Dakar del 2015 rimase a piedi nella prima tappa dopo solo dieci chilometri con il motore in panne – problemi di pressione dell’olio dissero - e terminò 41°. Nel 2016 incastrato nel fango delle prime prove speciali si trovò costretto a correre nelle retrovie recuperando fino ad un sesto posto finale. Nel 2017 il passaggio alla Toyota e la quarta posizione assoluta conquistata a fine gara, in un team dove l’ombra di Nasser Al Attiyah si faceva sempre più pesante.

"A fine Dakar Nani si è mosso e ha cominciato a telefonare – come racconta Sven Quandt, patron del team tedesco - alla ricerca di un volante". Quandt lo ha tenuto un po’ nell’anticamera e poi lo ha riabbracciato, come si fa con il figliol prodigo e oggi lo schiera come prima guida delle 4 Mini X-Raid che affronteranno la Dakar 2018.

"C’è sempre grande emozione quando si parte per una Dakar – ammetteva Joan "Nani" Roma alla conferenza di presentazione della Mini X Raid a Parigi, nel nuovo Mini Store di Boulevard Raspail – perché è una gara sempre piena di incognite, di cose nuove e diverse. Sono contento del nuovo progetto, della squadra e c’è grande motivazione in tutti noi, basta vedere Sven Quandt oggi per capirlo. Il team ha già vinto quattro volte e ha combattuto mille battaglie in tutti questi anni…".

Per Roma si tratta della 22esima Dakar, un bel traguardo per un pilota che ha debuttato in moto, vincendo nel 2004 ed è poi passato alle quattro ruote arrivando al successo proprio vent’anni dopo, appunto nel 2014.

"La voglia di correre non è passata, anzi. Ogni giorno sai che imparerai qualche cosa di nuovo in questa gara ed è anche questo che ti stimola e ti da la voglia di proseguire, ti fa sentire vivo. C’è sempre quella sensazione di avventura, di emozione e l’adrenalina è importante: la sentivo prima di vedere la vettura nuova, la sentivo quando ci sono salito sopra e l’ho messa in moto".

Nani Roma infatti è stato il primo a sedersi dietro il volante della nuova Buggy 2wd presentata ieri a Parigi: "A settembre l’ho guidata per la prima volta e c’è una differenza pazzesca rispetto alla Mini. In tutti i sensi: sensazione di guida, il galleggiamento a cui sei sottoposto per le sospensioni e i pneumatici così grandi, il comfort all’interno dell’abitacolo. Questo mezzo è più duro. Un giorno in Marocco ho girato nella stessa giornata con la Mini 2016, con la Mini versione 2017 con la nuova Mini 2018 e con il Buggy, proprio per provare le sensazioni diverse e poterle spiegare alla squadra, ricordo che ero allucinato, quattro vetture diverse in uno stesso giorno! La nuova Mini è fantastica, molto competitiva".

E parlando della prossima Dakar 2018, che verrà presentata oggi a Parigi, anticipa: "Spero che sia una Dakar difficile, molto difficile. In Marocco abbiamo visto che la Peugeot non è ancora al 100% e che quando tira forte in gara finisce per avere problemi di affidabilità. Per questo spero che sia una competizione tosta e che magari i Buggy che sono un po’ più delicati non siano troppo veloci, o almeno non in tutte le tappe. La Mini so già che sarà più resistente. Noi proveremo a vincere ma l’impresa non è facile perché non esiste una formula magica per farlo. La chiave di una Dakar non si sa dove sia, mai. Può essere nel prologo, oppure nella seconda tappa o nella decima, penso che sarà dura anche per il clima. All’inizio ci saranno le dune del Perù ma non farà caldo, ma poi in Argentina, nella seconda parte della gara in Catamarca il caldo ci annienterà e sarà insopportabile, con una sabbia più morbida".

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