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Intervista

Dakar, Llovera: "Ho le dita distrutte, ma è il mio stile di vita”

Albert Llovera torna alla Dakar dopo due anni lontano dal deserto. Rientra in uno dei top team dei camion e punta alla top 10 finale.

#517 Team De Rooy Iveco: Albert Llovera

Jordi Rierola

Albert Llovera, nonostante i suoi 53 anni, non conosce limiti…o preferisce non conoscerli. Dopo due anni fuori dalla Dakae, non si è lasciato sfuggire l’occasione di correre per uno dei due top team della categoria camion: PETRONAS De Rooy IVECO. Il pilota di Andorra sarà la terza punta di diamante della scuderia olandese, dopo aver convinto il Team Manager e lo stesso Gerard de Rooy nei test che si sono svolti ad ottobre in Marocco.

Questo significherà che avrà 100 kg in meno di peso nei ricambi rispetto a quanto previsto e gli permetterà di avere opzioni per piazzarsi il più in alto possibile nella generale. L’obiettivo principale dunque è chiaro: sostenere Janus van Kasteren e Vick Versteijnen quando ne avranno bisogno.

Il ritorno di Llovera – che ha una lesione al midollo dal 1985, quando ebbe un terribile incidente sugli sci durante l’Europeo a soli 18 anni – arriva in maniera inaspettata, dato che lui stesso aveva scartato l’ipotesi di tornare tra le dune del Touareg dopo l’edizione 2017, in cui aveva ottenuto il 24esimo posto nei camion con Tatra.

Il pilota di Andorra dichiara a Motorsport.com: “Avevo fatto cinque Dakar e mi ero detto che se non ci fosse stato un top team, non avrei corso perché poi passano due mesi prima che mi riprenda, non lo nascondo. Ho corso due anni il Mondiale di Rallycross, tutti i mercoledì vado a Barcellona e la domenica rientro. Non c’è nessun Mondiale in cui stai fuori 3-4 giorni e poi torni, quindi posso conciliarlo con l’ortopedia, le conferenze e tutto il resto. Però ovviamente, se ti chiama De Rooy…chi può dire di no”.

Questa opportunità è arrivata a giugno, quando dopo aver parlato con Gerard de Rooy alla presentazione di ASO a Parigi, avvenuta a maggio, l’olandese lo ha chiamato per chiedergli di entrare nel team per la Dakar 2020. Ma non è stato l’unica proposta, anche un team francese di camion, MD ed il suo buggy ed un prototipo lo hanno contattato, ma Llovera cercava qualcosa in più.

La sua amicizia con Moisés Torrallardona, vincitore della Dakar come co-pilota dello stesso De Rooy, ha fatto il resto. Entrambi sono andati ad Eindhoven a giugno per parlare con il capo. Llovera racconta divertito: “Alla presentazione a Parigi ho incontrato Gerard De Rooy e Vladimir Chaguin [manager dei potentissimi Kamaz, ndr], che un giorno mi aveva sgridato per aver aiutato uno dei suoi. Ha molta stime di me e dissi a De Rooy ‘se fossi russo, lavorerei per me’”.

“Ma tutto si è fermato perché mi hanno mandato il disegno ed io ho risposto che non avrei parlato di portare il Truck (quello piano che trasporta più ricambi), ma uno con il muso. Mi hanno detto di sì, dovevo portare quello grande e ne avevano parlato con IVECO. Io ho risposto di no, con il problema alla colonna, se salissi su quello, con la sospensione proprio sotto, ne sarei uscito male ed avrei sofferto”.

Il progetto della Dakar ha avuto quindi un nuovo risvolto, come negli ultimi due anni. Ma una settimana dopo De Rooy, dopo aver parlato con il medico del team, ha ritrattato: “Dopo una settimana mi ha chiamato dicendomi di aver parlato con il medico della squadra e che questo gli aveva chiesto per quale motivo io corressi con i camion. Dopo tre giorni mi hanno chiamato di nuovo dicendomi che alla fine avrei portato uno dei Torpedo. Ho le dita distrutte, grazie anche al Tatra, quindi ho chiesto il cambio automatico. Tutti i sistemi che ho adottato sono molto duri e questo ha influito. Alla fine, abbiamo firmato l’accordo ad agosto, dopo essere stato lì diverse volte a trovarli”.

Ma Llovera ha sorpreso ulteriormente la squadra nei test di ottobre in Marocco, dove sono stati tre giorni a girare tra le dune. Lì, De Rooy è salito con lui ed è sceso in silenzio. Llovera racconta con estrema felicità l’accaduto: “Gli ho chiesto per quale motivo non dicesse nulla e mi ha risposto ‘non ho niente da dire, vai a tutto gas’. Sono saliti con me anche due degli altri piloti e sono rimasti sbalorditi. Quella notte hanno deciso che invece di essere il quarto, sarei stato il terzo della squadra”.

Il pilota di Andorra è salito per la prima volta su un camion da competizione nel 2015, durante il tradizionale evento che organizza Pep Vila nella sua tenuta a Les Comes. Un anno dopo ha partecipato alla Dakar con uno di loro.

“Ti impressioni vedendo quanto puoi andare veloce, il percorso delle sospensioni è piuttosto corto (circa 34 mm), non molto di più delle macchine. Soffri un po’, ma IVECO ha 22 sospensioni, due per ruota, più quelle delle cabine. Poi abbiamo un damper, in modo che quando la sospensione si tocca con il telaio ce ne sia un’altra. Vai più indietro rispetto al Tatra ed è più comodo, ma quando vai veloce ti si spostano anche le otturazioni. Tra le dune vai fortissimo, perché quando Sali vedi solo il cielo. Ma non è che vada malissimo, anzi. Vado piuttosto bene perché è come andare sulla neve fresca ed è come surfare”.

La vita di Llovera viene definita da benzina, velocità ed ispirazione. Il pilota di Andorra è un chiaro esempio del fatto che la mente è sempre più forte del corpo e che non esistono sfide impossibili se ci si lavora. Quando gli viene chiesto dove trova questa motivazione per continuare a correre, risponde: “Non lo so, perché ho uno stile di vita che è così. Sto 200 giorni fuori casa. Che faccio? Conferenze, sono manager, pilota, segretario, aiuto i costruttori ad evolvere e fare test in Italia per lo sviluppo di sedie a rotelle sportive. Lo diceva anche Nicky Hayden: ‘Essere pilota è uno stile di vita’. Ti piace o non ti piace. A me piace, quello che mi piace meno è andare alla ricerca, ma siccome busso a tante porte e le riunioni le faccio io stesso, da 60 chiamate si ottiene uno sponsor, ma faccio 6-7 conferenze. Vivo di anno in anno, il giorno in cui smetterò di correre sarà l’anno in cui avrò vinto di più”.

Per la sua sesta avventura nella Dakar, lui e Guidosimplex hanno migliorato il volante, con cui bisogna accelerare e frenare, introducendo un potenziometro extra che si connette con quello dell’acceleratore e ha allargato il diametro per una maggiore comodità.

Il suo obiettivo è chiaro: “Spero di chiudere il più in alto possibile. Se resto nei primi 10 sarà già abbastanza forte e se finirò più in alto, sarà ancora meglio. Ma bisogna pensare che ci sono i Kamaz, i nostri, i MAZ e poi i vari IVECO privato che sono molto veloci. Dipende anche da cosa farò con i miei compagni di squadra”.

Llovera ed i suoi compagni, il co-pilota Ferráa Marco ed il meccanico Marc Torres, avranno il compito di assistenza rapida nella formazione con un IVECO Powerstar Evo3.

Albert Llovera
#517 Team De Rooy Iveco: Albert Llovera
#517 Team De Rooy Iveco: Albert Llovera
#517 Team De Rooy Iveco: Albert Llovera
#517 Team De Rooy Iveco: Albert Llovera
#509 Team De Rooy Iveco: Ton van Genugten, Bernard Der Kinderen, Peter Willemsen
#509 Team De Rooy Iveco: Ton van Genugten, Bernard Der Kinderen, Peter Willemsen
#503 Team De Rooy Iveco: Gerard de Rooy, Moises Torrallardona, Darek Rodewald
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#505 Team De Rooy Iveco: Federico Villagra, Ricardo Torlaschi, Adrian Yacopini
#505 Team De Rooy Iveco: Federico Villagra, Ricardo Torlaschi, Adrian Yacopini
#505 Team De Rooy Iveco: Federico Villagra, Ricardo Torlaschi, Adrian Yacopini
#513 Team De Rooy Iveco: Maurik van den Heuvel, Martijn van Rooij, Peter Kuijpers
#513 Team De Rooy Iveco: Maurik van den Heuvel, Martijn van Rooij, Peter Kuijpers
#513 Team De Rooy Iveco: Maurik van den Heuvel, Martijn van Rooij, Peter Kuijpers
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#505 Team De Rooy Iveco: Federico Villagra, Ricardo Torlaschi, Adrian Yacopini
#513 Team De Rooy Iveco: Maurik van den Heuvel, Martijn van Rooij, Peter Kuijpers
#503 Team De Rooy Iveco: Gerard de Rooy
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Team De Rooy
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