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Intervista

Il polso di Barreda è ok: "Ma non impazzirò pur di vincere la Dakar"

Lo spagnolo parte per il Perù dove affronterà il rally raid 2019 con rinnovato entusiasmo dopo aver sistemato i problemi fisici. Con la sua Honda è uno dei favoriti, c'è meno pressione e si va a caccia di un risultato positivo senza strafare.

Joan Barreda, Monster Energy Honda Team

Foto di: Monster Energy

Dakar 2019: Moto

Tappa dopo tappa, seguite i protagonisti delle due ruote in lotta per conquistare la Dakar 2019

Joan Barreda ha all'attivo diverse vittorie alla Dakar da quando debuttò nel 2011, ma il ragazzo della Honda nel 2017 è rimasto a secco quando una penalità su un rifornimento lo ha spedito nelle retrovie, mentre nel 2018 ha dovuto cominciare con un infortunio serio al polso; nonostante ciò, il nativo di Torreblanca è stato fra i migliori, seppur alcune cadute lo abbiano privato del successo.

Dal 7 gennaio per lui inizierà la nona avventura nel rally raid sudamericano e Barreda sorride pensando di aver fatto ogni cosa pur di essere in forma alla partenza, dato che la caduta all'Atacama Rally dello scorso agosto lo aveva costretto a tornare dal Dottor Xavier Mir per sistemare la vite che gli era stata fissata nel sopracitato polso.

"Nella caduta dell'Atacama ho sbattuto la faccia e il naso, ma la cosa più importante era la mano visto che nell'osso era stata piantata una vite per ridurre le fratture, che però abbiamo visto non si erano saldate completamente. Ora tutto è tornato a posto e penso di aver fatto quello che dovevo fare, anche se ho passato momenti difficili. Quando guidi in queste condizioni non puoi mai andare più di tanto in là, se punti al top senti che c'è qualcosa che non va. Ora invece posso correre senza bendaggi o tutori, ho la mano libera e fisicamente ho potuto allenarmi dalle basi in modo diverso. Ho affrontato un programma nuovo col mio nuovo allenatore, direi che sono a posto", ha dichiarato Barreda a Motorsport.com prima di partire per Lima e raggiungere il Perù.

"La prima cosa che ho pensato dopo il Cile, dato che la mano sembrava a posto, era di essere in perfetta forma per la Dakar. Sono arrivato a Barcellona e il Dottor Mir è stato chiaro: bisognava levare la vecchia vite e fissarne un'altra. La priorità era che fosse tutto a posto, ora lo è ed è fantastico".

Barreda ha passato l'ultimo mese ad allenarsi nel deserto macinando km per recuperare dal periodo di inattività dopo l'incidente estivo. Lo spagnolo afferma che si sente bene e con meno pressioni rispetto al passato, dato che con la presenza di Kevin Benavides nel team Honda (2° nel 2018), questa si divide su entrambi.

"Arrivo pronto, ora che c'è anche Kevin nel team avrò un po' più di pressione da un certo punto di vista, ma non sarà tutta su di me. Penso che in questi anni abbia acquisito dei meriti facendo delle Dakar in modo perfetto, come quella del 2017 se non fosse stata per la penalità. Proverò ad arrivare al massimo fisicamente, guadagnare terreno e gestire la situazione ed evitare penalità".

"L'anno scorso era stato totalmente diverso, tutto era andato male, ma bisogna sempre pensare positivo. Per due o tre anni le cose erano state normali e ho potuto vincere alcune edizioni. Penso che potrebbe essere una buona gara quella del 2019".

Barreda deve riscattare la prova negativa dello scorso anno nella Tappa 11, sulla strada che porta a Fiambalá.

"Alla fine ho sempre parlato prima dicendo che avrei dato tutto e anche di più. La gente intorno a me diceva che ero lì per correre e basta, ma io dò sempre gas, è la mia mentalità, punto".

Il 35enne ad aprile ha preso parte al Merzouga Rally dove non erano presenti team ufficiali, in una sorta di gara molto simile alla Dakar peruviana, la quale presenterà 10 tappe molto dure.

"Secondo me non è male, in passato ero andato anche bene per cui penso che, essendo un pilota veloce, possa ottenere un bel piazzamento. Però il fatto che le Tappe siano più corte non escludono quello dell'essere difficili. Anzi, ci sono molte dune e altre insidie, sono sicuro che la navigazione sarà complicata, però se ti senti a posto fisicamente tutto appare diverso e si possono avere dei vantaggi da certe situazioni. La chiave sarà non commettere errori e stare molto attenti".

Il ragazzo di Castellón ha nel palmares 22 vittorie di Tappa, ritrovandosi a -2 da Marc Coma, terzo nella storia.

"Significa molto se lo analizzi, pensando anche alle circostanze come cadute, penalità e problemi; non si può vincere sempre, ma sono i numeri che hanno consentito di vincere alla Dakar. C'è da sottolineare pure il duro lavoro svolto, la cosa più importante è vincere, ovvio, ci proverò perché ci sono diverse opportunità da sfruttare".

"Sono super felice ed orgoglioso di me, contento della vita che faccio. Sono soddisfatto del mio passato e di quanto ho fatto fino ad oggi per questo sport. Ho vinto tanto e voglio vincere ancora, ma non diventerò matto per farlo. Se ce la faccio bene, altrimenti pazienza".

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