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Dakar: De Rooy fila anche senza il parabrezza!

L'olandese era arrivato a Salta senza il vetro, rotto da un albero. Oggi si è difeso dall'attacco di Karginov

“Era una speciale da Kamaz”. Così l’ha chiamata Gerard De Rooy quando l’olandese è arrivato al polveroso bivacco di Calama, alla fine dell'ottava speciale di questa Dakar 2014, conclusa in seconda posizione con l’Iveco Powerstar Torpedo del team Petronas De Rooy. In classifica generale mantiene la testa della corsa con tre camion russi che cercando di braccarlo: per il momento la minaccia principale è quella di Andrey Karginov che si trova mezz’ora, mentre Nikolaev e Sotnikov sono più staccati ad oltre un’ora. Gerard, cosa significa una speciale da Kamaz? “Che era un tratto cronometrato molto veloce, spesso tortuoso: gli equipaggi russi dei Kamaz si permettono di tagliare la pista da tutte le parti, senza minimamente curarsi di proteggere il loro mezzo. Se c'è un pezzo sinuoso loro accorciano la strada, ma rischiando molto di più. Hanno deciso di andare all’attacco: loro guidano così, mettono giù il piede e vanno…”. L’Iveco Powerstar non consente di fare i tagli o non ha la stessa velocità dei Kamaz? “No, non è questo il punto... Gli equipaggi dei Kamaz si prendono dei grandi rischi sempre: spingono dall’inizio alla fine, sfruttando troppo la meccanica. È per questo che oggi Karginov ha recuperato un po' di minuti. Certo noi abbiamo perso cinque minuti, ma non possiamo permetterci di danneggiare in alcun modo il camion. Sperano che io li segua in una tattica kamikaze, ma non mi lascio irretire dalla loro tattica”. Ora che siamo arrivati in Cile, le temperature sono scese sensibilmente, per cui potrete spingere di più anche voi con i mezzi Iveco? “Sì ora la situazione è migliorata, l’aria è più fresca e quindi non ci dovrebbero essere i problemi di surriscaldamento che abbiamo registrato nei primi giorni. Oggi, però, c'era un vento trasversale fastidioso che ha soffiato molta polvere nel radiatore, per cui abbiamo dovuto fare attenzione anche in questa situazione per evitare dei problemi”. Sull’Iveco Powerstar avete l'aria condizionata in cabina? “No, non l'abbiamo”. E’ stata una scelta precisa o perché non la ritenete necessaria? “In effetti non ci è mai sembrato che fosse un requisito importante. In realtà non ne abbiamo bisogno. E' vero che in Argentina c’era un clima torrido, ma per solo un giorno o due di grande caldo, possiamo anche farne a meno”. Due giorni fa nella tappa che portava a Salta avete rotto il parabrezza? “Sì, abbiamo urtato contro un albero e la pianta ci ha rotto il parabrezza. Si era crepato tutto e non avevano una buona visibilità, per cui lo abbiamo preso a calci per farlo volare via. Abbiamo continuato la speciale senza il vetro. Devo dire che non è stato un grande problema, solo che non eravamo attrezzati: avevamo con noi solo gli occhiali da sole e non le mascherine che sarebbero state sicuramente più comode”. State già pensando a domani e alle tappe nel deserto dell'Atacama? “No, non personalmente, non ne ho davvero idea. La cartografia la sta studiando Tom…”. Dicono che potrebbe essere la parte più difficile della gara… “Sinceramente non lo so. Sulla carta non saprei dire se questa fase della corsa sarà più difficile delle speciali che abbiamo affrontato nella prima settimana. Spero solo che ci sia tanta sabbia: quello è un tipo di fondo su cui noi ci difendiamo bene con l’Iveco e in genere non perdiamo troppo tempo. Alla fine è quello che più conta…”. Gerard quale terreno di gara preferisce per il suo stile di guida? La sabbia o il terreno più duro? “Mi piace la sabbia, sicuramente. E arrampicare le dune. E poi mi piace molto guidare dentro i fiumi, sia i letti secchi che quelli con l’acqua. Insomma preferisco le zone tecniche in cui c'è da maneggiare molto il volante. Guidando però sempre in sicurezza e cercando di non bucare le gomme. Ma questo è un aspetto che conta su qualsiasi tipo di terreno…”. L’olandese va a riposare, ci lascia sorridendo perché domani non dovrebbe essere una speciale da Kamaz…

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