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Dakar: la limitazione del lavoro dei "mapman" divide le opinioni dei piloti di moto

Joan Barreda e Matthias Walkner sono stati molto critici nei confronti dell'organizzazione della Dakar, dopo i tentativi degli ultimi giorni di controllare l'apporto dei "mapman".

#15 Monster Energy Honda Team Honda: Ricky Brabec

Foto di: Monster Energy Honda Team

Dakar 2019: Moto

Tappa dopo tappa, seguite i protagonisti delle due ruote in lotta per conquistare la Dakar 2019

#5 Monster Energy Honda Team Honda: Joan Barreda
#1 Red Bull KTM Factory Team: Matthias Walkner
#1 Red Bull KTM Factory Team: Matthias Walkner
#1 Red Bull KTM Factory Racing KTM: Matthias Walkner
#1 Red Bull KTM Factory Team: Matthias Walkner
#1 Red Bull KTM Factory Team: Matthias Walkner
#5 Monster Energy Honda Team Honda: Joan Barreda
#5 Monster Energy Honda Team Honda: Joan Barreda
#5 Monster Energy Honda Team Honda: Joan Barreda
#5 Monster Energy Honda Team Honda: Joan Barreda
#15 Monster Energy Honda Team Honda: Ricky Brabec
#6 Husqvarna Factory Racing: Pablo Quintanilla
#6 Husqvarna Factory Racing: Pablo Quintanilla
#77 Red Bull KTM Factory Racing KTM: Luciano Benavides
#61 Hero MotoSports Team Rally: Oriol Mena

Il chiarimento degli organizzatori della Dakar, che hanno spiegato che i concorrenti non possono aggiungere informazioni ai road book non è stato recepito da tutti allo stesso modo. Se da un parte i privati l'hanno vista come una cosa positiva, ritenendo che riporti un po' tutti sullo stesso piano. Dall'altro i professionisti la considerano una decisione sconsiderata.

I più critici, a maggior ragione dopo i problemi che hanno accusato nella terza tappa, quella da San Juan de Marcona ad Arequipa, sono stati Matthias Walkner e Joan Barreda. Lo spagnolo è stato costretto al ritiro dopo essere rimasto intrappolato in un burrone.

Quel che è certo è che l'organizzazione aveva avvertito tutti i team di aver introdotto due nuovi punti nel regolamento, che impedivano di aggiungere informazioni al road book di ogni tappa. Ma ha anche riconosciuto che non c'era modo di controllare tutti i concorrenti. Dopo la seconda tappa, dunque, ha analizzato i road book di 15 moto e di 10 auto, rendendosi conto che tutti avevano informazioni aggiuntive. Dunque, è stato inviato il promemoria in base al quale era tassativamente vietato dalla terza tappa.

"Normalmente avrebbero dovuto interrompere la gara, perché c'era tanta nebbia nella zona montuosa. E' chiaro che non è possibile controllare l'intero percorso, ma se non si vede per più di 5 metri... E' stato folle. Abbiamo scalato una collina piena di rocce e ho visto Joan sparire, così sono tornato indietro, riuscendo a girarmi con un po' di fortuna. Ma è chiaro che nel road book c'era qualche errore" ha commentato Walkner dopo la terza tappa.

"E' frustrante perché non è colpa tua. Alla fine tutti andiamo molto forte e può capitare di sbagliare, ma quando si tratta di un errore del road book, i primi sono quelli che rischiano di più. Diventa come lanciare una moneta".

"Il problema è che quando si è aperto il WP, ci ha detto di andare in quella direzione. Chiaramente avremmo dovuto aggirare quel burrone, ma è davvero complicato farlo se non vedi nulla. Se ho solo 5 metri di visibilità, come faccio a sapere cosa c'è dall'altra parte?".

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Per Barreda, che è stato costretto al ritiro per la quarta volta nelle sue nove partecipazioni alla Dakar, è stato un boccone ancora più amaro da mandare giù.

"Non è buono, perché ci stavo andando con i piedi di piombo in quella zona. Stavo percorrendo una pista e l'ho lasciata seguendo le indicazioni del WP, ma non si vedeva nemmeno a due metri di distanza e ho visto quel canyon solo all'ultimo. Non ho avuto modo di reagire perché non c'era visibilità" ha detto sull'incidente che gli è costato il ritiro.

"Sono successe tante cose. Da un lato la nebbia...Dall'altra la stanchezza per i ritardi nelle partenza o i cambiamenti al percorso. Ogni giorno è come una lotteria e quelli che rischiano di più sono quelli che partono davanti".

Lo spagnolo della Honda ha anche assicurato che l'insistenza degli organizzatori ad impedire ai piloti di aggiungere informazioni al road book non fa altro che danneggiarli ulteriormente.

"Da un lato ci impediscono di fare i professionisti ed aggiungere le informazioni dove mancano. Stamattina, all'uscita del CP c'era uno striscione completamente sbagliato: aveva l'indicazione 255° e invece era il 225°. In teoria, dicono che sono dei professionisti che fanno il road book, ma ci sono troppi errori. Alla fine, se cerchiamo altre informazione e per non perderci, ma se succedono cose come è capitato a me non puoi proibirlo. E' qui che ruota il dibattito" ha spiegato a Motorsport.com.

"Si arrabbiano se lo facciamo, però se accadono delle cose come oggi quelli che si incazzano e che ci rimettono sono i piloti".

Ricky Brabec, che a sua volta ha perso parecchio tempo nella terza tappa, ma poi è passato in testa nella quarta, ha aggiunto: "Ok, possiamo anche non aggiungere informazioni, ma devono assicurarsi che il road book sia corretto e che ci possa aiutare anche dove c'è meno visibilità, perché altrimenti accade quello che è successo a Joan".

C'è però anche chi crede che le indicazioni fossero buone. E' questo il caso di Pablo Quintanilla, che dopo la terza tappa si era trovato proiettato al comando: "Per me il road book andava bene. Se ci fossero stati degli errori, sarebbe stato impossibile finire. Sì, c'erano alcune note complicate, quindi leggere ed andare forte non è semplice, perché si rischia di fare degli errori. Ma ho rallentato leggermente e mi sono concentrato di più sul road book e questo ha pagato".

"Penso che sia positivo che tutti i piloti abbiano le stesse informazioni, che non si possa aggiungere altro. Sembra che renda la gara più uniforme per tutti i piloti".

Se ne lava le mani invece Kevin Benavides, altro alfiere Honda: "Generalmente lavoriamo con il mapman. La maggior parte delle squadre danno indicazioni, perché i road book non sono sempre perfetti. Ma alla fine, se nessuno sarà in grado di aggiungere nulla, sarà lo stesso per tutti. Penso che sia una buona decisione e che la gara sarà più divertente per tutti".

Anche Oriol Mena ha detto la sua a Motorsport.com: "Qui può succedere che quelli che hanno informazioni vere ne possano trarre beneficio, ma è anche vero che i mapman fanno il loro lavoro e lo rispetto. Quello che spero però è che possiamo essere tutti nelle stesse condizioni, perché a volte spingi al massimo per guadagnare 5 minuti e poi qualcuno te ne rifila 25 trovando una scorciatoia".

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