Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera
Curiosità

Dakar, in viaggio con Toyota: godersi i panorami del Peru grazie a un... errore!

Un poliziotto ci ha indicato una strada sbagliata per evitare una strada chiusa a causa di un incidente a Camanà. In qualche ora abbiamo visto splendidi panorami: dall'oceano alle montagne. E che festa all'arrivo al bivacco!

L'Oceano Pacifico visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com

L'Oceano Pacifico visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com

Elisabetta Caracciolo

Dakar: al seguito della gara in macchina con la Toyota HDJ100

Elisabetta Caracciolo seguirà la 40esima Dakar fra Perù, Bolivia e Argentina con la Toyota HDJ100 numero 1082 del team Tartarin. La nostra inviata, coprendo tappe di circa 800 km al giorno, ci racconterà anche la sua esperienza di viaggio con la vettura stampa e ci farà vivere attraverso i suoi occhi l’incredibile esperienza di essere al seguito della gara più massacrante del mondo.

La Toyota HDJ100 di Motorsport.com al rifornimento
La folla saluta il passaggio della carovana
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Una strada vista dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
L'Oceano Pacifico visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
L'Oceano Pacifico visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Pescadores
L'Oceano Pacifico visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Una galleria vista dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com
Panorama visto dalla Toyota HDJ100 di Motorsport.com

Per raggiungere Arequipa, arrivo della quinta tappa della Dakar 2018, avremmo dovuto coprire 560 chilometri per 7 ore di viaggio. Queste, poi, sono diventate dieci per 630 chilometri. Funziona spesso così alla Dakar, nonostante non ci si sia praticamente mai fermate se non per il minimo indispensabile, forse 4 minuti in tutto, più un pieno di gasolio. Ma questa strada, quella che collega San Juan de Marcona ad Arequipa, la 1S, è l'unica strada che scende verso sud ed è trafficata con un passaggio costante di camion e bilici a tutte le ore del giorno.

La nostra strategia di partire alle cinque del mattino mentre i piloti già stavano lasciando il bivacco è stata furbissima, ma non sufficiente. Il primo tratto di strada, tutto in salita, in montagna, ancora con il buio, è filato via liscio, con una temperatura esterna di 20 gradi e quindi niente aria condizionata in macchina. Sandrine alla guida io alla navigazione e Giulia seduta dietro, pronta a schiacciare un pisolino per darci il cambio, casomai.

Lungo il trasferimento abbiamo incrociato partenze di speciale – oggi erano due – controlli timbro, arrivi di speciale e punti assistenze ma non ci siamo mai fermate. Era imperativo non perdere tempo ma già alle 7 di mattina eravamo alle prese con i sorpassi sulle salite dei passi di montagna che arrivano anche a duemila metri e poi scendono lentamente di nuovo verso il mare. Tanti i piccoli paesi di pescatori attraversati, talmente piccoli che anche bere un caffè era impossibile. Le stazioni di servizio non avevano nulla, a malapena la benzina e non tutte il gasolio, ma noi eravamo partite con il pieno e la nostra Toyota HDJ100 non consuma troppo, soprattutto perché non si superano mai, come ci ordina il Tripy, i 100 km/h.

Abbiamo a lungo costeggiato la spiaggia, affacciandosi dalle strade senza alcuna protezione verso l'oceano fino a quando non siamo arrivate a Camanà e l'abbiamo attraversata senza dar ascolto al Tripy che ci voleva far aggirare il centro caotico della cittadina. All'uscita è arrivata la sorpresa della giornata. In una curva a sinistra ci siamo trovati davanti un poliziotto che ci ha fermate: “La strada è chiusa – ha sentenziato – dovete proseguire dritte e fra cinque chilometri troverete una deviazione a sinistra per riprendere la 1S”. Siamo ripartite e dietro di noi c'erano altri camion e furgoni assistenza ma dopo cinque chilometri di strade a sinistra neanche l'ombra. Abbiamo controllato su Google Maps e la prima strada percorribile era a 75 km!!

Un piccolo errore del poliziotto. Secondo noi ci ha raccontato una piccola bugia perché, forse, conoscendo il carattere dei dakariani ha intuito che sapendo di dover allungare di 75 chilometri, tutti saremmo andati ugualmente sulla strada incidentata e avremmo in qualche modo aggirato l'ostacolo. Così invece abbiamo continuato, di nuovo in mezzo a strade in salita e in discesa, e sempre di montagna, fino al bivio che ci ha riportato, dopo altri trenta chilometri finalmente alla 1S e da quel momento abbiamo ripreso a seguire il road book. Al bivacco mancavano ancora una settantina di chilometri, ed erano già le 15!

Ci siamo fermate ad un distributore e, mentre io facevo benzina, Sandrine e Giulia ne hanno approfittato per andare in bagno ma quando sono arrivate davanti alla porta sono state immediatamente fermate da altre ragazze che volevano farsi una foto con loro. Questa è una costante della Dakar in Sud America: un selfie con un concorrente, o comunque con una persona che appartiene alla carovana della Dakar ha un valore inestimabile e noi ci prestiamo quasi sempre volentieri anche se spesso la gente non capisce il momento ed è un po' pressante.

Il viaggio è stato bellissimo anche se lungo: il panorama, oceano a parte, è cambiato ma soprattutto sono cambiati i colori delle dune di sabbia che hanno costeggiato la strada e nell'ultimo tratto verso Arequipa addirittura sono diventate grigie e da lontano sembravano neve sporca. Tanta vegetazione mescolata alla sabbia, e alle grandi distese brulle degli altopiani, e poi di nuovo mare, spiaggia, e poi verde e coltivazioni. Tunnel scavati nella pietra, tornanti intagliati in mezzo a muri di sabbia. Un panorama unico baciato dal sole fino al primo pomeriggio. Poi le nuvole hanno fatto la loro comparsa e l'orizzonte, verso la Bolivia, dove andremo domani, si è fatto scuro.

Un presagio purtroppo che già conoscevamo. Da domani dovrebbe piovere per quattro giorni di seguito! Purtroppo per noi. L'entrata al bivacco è stata emozionante. Centinaia di persone erano stipate lungo la strada e con la macchina passavamo in mezzo a due ali di folla che si aprivano chiamandoci a gran voce. Leggevano i nomi sulla nostra Toyota e ci chiamavano e quando mi sono fermata per far loro una foto sono esplosi in grida di gioia.

Il bivacco di Arequipa è diverso dai due precedenti degli altri anni, 2012 e 2013, in cui passammo di qua con la Dakar. Allestito all'interno di una base militare aerea. Ed anche i soldati all'entrata non nascondevano una certa curiosità verso un fuoristrada così grande con tre donne a bordo.

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente Dakar, Cerutti contento: "Sono andato forte sulle dune più difficili"
Articolo successivo Loeb rassegnato: "Forse era l'ultima chance di vincere la Dakar..."

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera