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Dakar 2019: tre italiani nella classe "Original by Motul", quella dei rider senza assistenza

Scopriamo chi sono i motociclisti italiani che hanno scelto di disputare la Dakar senza alcuna assistenza, affidando i loro effetti personali e i ricambi al servizio Motul: Mirco Miotto e Mirko Pavan fanno coppia con due Beta, mentre Elio Aglioni è al debutto su Husqvarna.

Prepartivi per il viaggio in Peru

Foto di: A.S.O.

Dakar 2019: Motul

Tappa per tappa, seguite le storie più belle della Dakar 2019 raccontate da Motul

Nello spirito dei pionieri, la categoria dei piloti di moto e quad che hanno deciso di correre senza il supporto di un team di assistenza è una delle istituzioni più antiche della Dakar.

Un tempo denominati “trunk riders” o “malle moto”, i piloti che corrono da soli ed hanno i lori ricambi e gli effetti personali in una cassa trasportata dall’organizzazione grazie al supporto della Motul, sono i veri eroi della grande maratona sudamericana.

Godono il rispetto del bivacco perché a fine tappa devono fare tutto da soli: controllare la moto, cambiare olio e pneumatici, lavorare a livello meccanico, preparare la tenda e tutto il necessario. A notte fonda, quando tutti ormai dormono, sono ancora a marcare il road book per il giorno dopo.

Anche questa è la Dakar, quella vera, e piace sempre di più. Una gara nella gara con una classifica separata, questa categoria ha visto infatti un'impennata con ben 34 iscritti contro i 28 del 2018 ed i 19 del 2017. Tre i piloti italiani in questa classe a cominciare da un veterano come Mirco Miotto che ha corso ben quattro Dakar, di cui tre in Africa, sempre in malle moto.
“Ho sempre corso senza assistenza e fatta eccezione per il 2003, quando mi sono ritirato alla decima tappa in Libia per una rottura del motore, ho sempre finito il rally. Torno dopo 8 anni di assenza e sempre nella “banda della cassa”, oggi denominata “Original by Motul”. Questa volta sarà speciale perché con me ci sarà anche “Mirchetto” (Mirko Pavan). Ha iniziato a correre con il nostro team NSM Razza Piave nell’italiano Motorally quando era ancora un ragazzino. Ha debuttato con noi al Merzouga e da anni lavoriamo a questo progetto. La parte più complicata è sempre mettere insieme il budget. Quest’anno alla fine ci siamo riusciti. Sarà bellissimo affrontare questa avventura insieme. Non solo, correremo con la Beta, quindi un binomio tutto italiano”.

“Mirchetto” è Mirko Pavan, veneto come Miotto e al debutto nella corsa più massacrante al mondo.
“E’ un sogno che si realizza. Per un pilota di rally la Dakar è il riferimento. Dovevo essere al via lo scorso anno e poi una brutta caduta durante il Panafrica mi ha costretto alla rinuncia. Obiettivo? La Dakar è l’unica gara dove finire per un privato vale come una vittoria”.

È alla sua prima partecipazione anche il lombardo Elio Aglioni che però può vantare un ottimo quinto posto al Faraoni nel 2015. Anche per lui la scelta di correre con la sola assistenza del camion casse rappresenta una grande avventura, ma anche un modo per risparmiare sui costi.
“Ho scoperto la passione per il fuoristrada durante un tour nel deserto del Magreb. Correre la Dakar è una sfida estrema, ma in sicurezza. Affrontare lunghe speciali da solo e sapere di essere monitorati dal PC Course (la Direzione Gara) mi tranquillizza e mi permette di godermi la magnificenza del deserto. Sono attratto dalle dune che si estendono a perdita d’occhio. Cosa mi terrorizza? Finire la benzina!”.

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