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Intervista

Dakar 2019, Arnold Brucy nell'Original by Motul nel segno di papà Jean

Il figlio di Jean Brucy, compagno di squadra KTM di Fabrizio Meoni nel 2001, ha deciso di partecipare alla Dakar 2019 nella categoria dei piloti senza assistenza: al momento è al 54esimo posto della classifica generale moto, ma punta a un piazzamento di categoria.

Arnold Brucy al lavoro

Arnold Brucy al lavoro

Maria Guidotti

Dakar 2019: Motul

Tappa per tappa, seguite le storie più belle della Dakar 2019 raccontate da Motul

I nostalgici della Dakar africana si ricorderanno sicuramente di Jean Brucy, il pilota ufficiale KTM al fianco del nostro Fabrizio Meoni quando trionfò sul Lago Rosa nel 2001 e purtroppo anche in quella maledetta edizione del 2005 in cui il campione italiano perse la vita.

Prima ancora Jean era stato pilota ufficiale Honda, con la sua EXP2, 400cc, monocilindro, 2 tempi, vera opera d’arte che è in mostra al Museo di Motegi, accanto a quella di un altro suo illustro connazionale, Gilles Lalay.

Con 20 partecipazioni alla Dakar da pilota (16 in moto e 4 in auto) e tante altre ancora da co-pilota, Jean non poteva non ha trasmesso la sua passione al figlio Arnold.

Classe 1989, dopo un abbandono al debutto nel 2017 e un 45esimo piazzamento nel 2018, Arnold quest’anno ha deciso di correre senza assistenza. Al momento è 54esimo della classifica generale, punta a finire e a fare bene nella categoria, che premia il primo dei piloti “Original by Motul”.

Come è nata questa idea?
“Lo scorso anno correvo con l’assistenza, ma la sera mi recavo spesso al paddock Original by Motul. Ho studiato un po’ il funzionamento e così mi sono deciso. La logistica di questa edizione limitata ad un solo paese ha reso le cose più semplici. Non solo, ma credo che una volta nella vita valga la pena provarci. Si respira un po’ lo spirito delle origini della Dakar”.

Quanto ha influito il budget in questa scelta?
“Sicuramente ha giocato un ruolo importante. Avevo trovato sponsor per 40.000 euro, ma non bastavano per coprire anche le spese dell’assistenza, che generalmente si aggirano intorno ai 15.000 euro”.

Come sta andando la gara?
“E’ dura! Me la cavo abbastanza bene con la meccanica, ma dovendo lavorare anche sulla moto prima di preparare il road book, le giornate diventano davvero infinite!"

Che consigli le ha dato papà Jean?
“Seguire sempre il CAP! Me lo ripete come un mantra sin dal debutto nella disciplina. Abbiamo fatto il primo rally africano insieme (il Merzouga Rally, ndr). Ho appreso molto da lui e sicuramente è il mio primo sostenitore. Posso dirmi fortunato. Ritrovarsi la sera al bivacco, dopo una giornata andata storta, è un gran supporto”.

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