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Intervista

Dakar, Dumas: "Ho poca esperienza, ma miglioro"

Il transalpino corre con una 2008 DKR 2015 e fatica ancora sui fondi più rovinati. Il suo obiettivo è imparare

#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto

Foto di: willyweyens.com

#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
#328 Peugeot: Romain Dumas, François Borsotto
Romain Dumas

Romain Dumas è alla sua seconda Dakar ma di chilometri in fuoristrada sulle spalle ne ha pochissimi, praticamente solo quelli che ha percorso lo scorso anno, prima di ritirarsi dalla sua prima esperienza in Sud America. 

Sicuramente quest'anno la gara è dura. Per me lo era nei primi giorni e lo sarà ancora di più nei prossimi. Ma io non prendo rischi perché non voglio fare errori e fino ad ora è andata bene. Non abbiamo forato, non abbiamo rotto nulla, ci siamo piantati nel fango il primo giorno ma non siamo stati gli unici. Ogni giorno ci miglioriamo, e siamo a pochi passi dalla porta che dà accesso ai primi venti posti della classifica e davanti a noi ci sono piloti che corrono nei rally raid tutto l'anno, dei piloti bravi e io non sono davvero capace quando ci troviamo in zone molto rovinate a livello di terreno, o dentro il rio, in fuoripista, non ho ancora molta esperienza”.

E alla Peugeot di Dumas manca forse un po' di potenza. Oggi Dumas si è fermato per aiutare Cyril Despres che era fermo in speciale con un problema al turbo e si è offerto di tirarlo fino al bivacco ma non c'è riuscito. Nonostante la buona volontà la sua Peugeot - modello dello scorso anno - non è riuscita a fare neanche un metro con quella di Cyril attaccata. Un po' frustrante forse?

Sì , in effetti manca un po' di potenza. Ma in molti si trovano nelle nostre stesse condizioni. Il mio obiettivo è di arrivare in fondo e questo voglio riuscire a fare, anche se vado piano, devo fare esperienza. Quest'anno non è stato facile per noi. Abbiamo deciso all'ultimo momento di venire e organizzarci da soli, con un team tutto mio, una vettura tutta mia, i costi alti che abbiamo affrontato... Non è stata cosa da poco”.

E poi una volta arrivato qui ha trovato una Dakar un po' diversa da quella del 2015. “Il livello è talmente alto quest'anno e anche la corsa è particolarmente veloce, molto più dell'anno scorso. Basta guardare, per esempio, i piloti che l'anno passato stavano con i primi questa volta corrono insieme a me, nelle stesse posizioni. Basta pensare a Christian Lavieille che lo scorso anno ha chiuso la Dakar sesto e in questa fase della gara si trova a combattere con noi, sempre intorno alla ventesima posizione. E' diverso e il livello è salito di grado e le vetture sono molto più performanti”.

Ma giustamente fa notare Romain lui fa un altro lavoro nella vita di tutti i giorni, non si può allenare e non ha esperienza, la sua unica gara è sempre e solo la Dakar e questo non lo aiuta moltissimo: ”Io non ho mai provato la vettura, me l'hanno data per la prima volta da provare quando sono arrivato qui e lo stile di guida è completamente diverso. Devo migliorarmi, io per primo, e tenendo conto di questo possiamo affermare che per ora va tutto bene”.

Il fatto che tu sia ritornato quest'anno significa che a conti fatti la Dakar ti è piaciuta? “Sì, è vero, ci sono delle cose che amo moltissimo e che mi hanno dato la motivazione di tornare. Adoro la Bolivia per esempio, tantissimo, sono tutti così gentili mentre l'Argentina – fa una smorfia – non mi piace tanto. Mi hanno rubato la valigia, il portafoglio, il computer, a Villa Carlos Paz, quest'anno spaccandomi la vettura e vuotandola praticamente, e l'anno scorso mi avevano rubato il telefono. E questo non è molto simpatico. I paesaggi mi piacciono molto, e l'ambiente del bivacco anche mi piace. Quello che invece non mi piace neanche un po' è la polvere e i momenti di pericolo in speciale quando per esempio ci troviamo a dover superare dei quad o delle moto. Mi sembra folle, surrealista addirittura. Molto pericoloso e soprattutto per loro che secondo me non si rendono conto di quanto noi siamo veloci. Quando li raggiungiamo sono stanchi e se noi investiamo una moto il rischio per il pilota di farsi male è davvero altissimo. Io corro in pista e so che cosa questo vuol dire quando raggiungiamo i piloti attardati, stanchi, c'è sempre il rischio di un incidente. Oggi negli ultimi dieci chilometri di speciale, per esempio, ho seguito un quad, il pilota stava in mezzo alla strada e non mi ha mai lasciato passare. Io suonavo, il Sentinel era attivato ma lui non si è minimamente spostato... Trovo che sia pazzesco. Non pretendo certo di cambiare la Dakar però mi sembra assurdo”.

Quello che Romain Dumas non possiede è il tempo di allenarsi perchè l'unica gara che Porsche gli permette di fare è proprio solo ed unicamente la Dakar. Di allenarsi magari ad Abu Dhabi, in Marocco o in Qatar con un'altra gara per lui è assolutamente fuori discussione: “Con il mio campionato endurance io non ho davvero il tempo. Porsche mi autorizza a fare delle altre corse solo fino al 31 gennaio, poi non posso più far nulla. Certo non in questo momento, faccio la Dakar anche se so che non è la più facile e forse anche la più pericolosa, lo so... L'idea piuttosto nell'arco dell'anno è di noleggiare la vettura ad altri visto che l'ho comprata”. 

E le dune, non hai voglia di provarle, vedere come sono? “Sì certo che voglio, ma nello stesso tempo non le ho mai viste, e non ci ho mai guidato sopra. Sinceramente mi fanno un po' paura, non mi sono mai allenato per affrontarle e non ho davvero idea dell'effetto che mi faranno. Un giorno dovrò allenarmi sulle dune... Sono sicuro che se noi prendiamo tutti i piloti che corrono qui alla Dakar quello che ha meno chilometri sulle spalle probabilmente sono io, magari ci sono dei giovani alla prima esperienza, ma io sono davvero un novellino in questo ambiente. Lo scorso anno ho fatto qualche tappa, ma nulla di più. Bisognerebbe provare, imparare a guidare sulle dune e poi venire a fare la gara... Io adesso ho una fifa blu – ammette ridendo - se penso a Fiambalà, so già che di sicuro resterò insabbiato nelle prime dune...”. Ma no, non si può partire così, bisogna essere ottimisti e positivi... “No, no, lo so, ci proverò, certo che ci proverò, ma figurati...”.

Ma vicino a te c'è un navigatore esperto, Francois Borsotto, che potrà darti ottimi consigli: “Verissimo, anzi addirittura penso che farò guidare lui che è di sicuro molto ma molto più bravo e veloce di me sulle dune!!”.

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