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Peterhansel: "Il podio? Possibile, ma non ci penso"

Il pilota della Peugeot si vuole dedicare allo sviluppo della 2008 DKR dopo l'errore nella terza tappa

Peterhansel:

Stephane Peterhansel è senz'altro l’interprete ideale per una visione d’insieme dello stato di avanzamento del progetto Peugeot alla Dakar 2015. Il bilancio sui computer del team è già registrato in numeri e codici di operazioni da eseguire, ma il campione francese può sicuramente trarre un bilancio di metà gara con la sua 2008 DKR.

Stephane, da dove parte il bilancio ideale di metà corsa?
“Volendo, dal fatto che i critici possono avere una risposta piuttosto esauriente. C’è chi ci ha dato per “out” dopo tre giorni di Dakar, e invece siamo ancora qui a metà della gara, abbiamo raccolto già qualche buon risultato, e registrato valori di affidabilità e di competitività notevoli. Senza contare il fatto che se siamo qui a Iquique con due invece che tre macchine, lo dobbiamo essenzialmente ad un episodio decisamente sfortunato”.

Come dire che la pista ha restituito amplificati i risultati dei test pre-Dakar? 
“Direi di più. La pista ha restituito delle conferme sulla base degli input registrati durante le sessioni di test ma, fatto ancora più importante, ha fornito risultati totalmente nuovi su certi elementi che non avevamo avuto la possibilità di testare prima del Rally. Mi riferisco, per esempio, al comportamento della 2008 DKR in altitudine, che non era stato possibile verificare in Marocco o in Europa, o al test tremendo delle due tappe Boliviane concatenate nella Marathon, di per sé rilevante sotto il profilo del collaudo della macchina e reso ancor più probante a causa delle atipiche e durissime condizioni climatiche. In questa ultima occasione la 2008 DKR ha rivelato un carattere sconosciuto e fornito indicazioni che la confermano vettura di grande versatilità".

Ci sono state anche brutte sorprese o difficoltà particolari?
"Sì, ma per fortuna niente di veramente grave. La macchina ci ha rivelato che l’abitacolo, specialmente in condizioni estreme di temperatura come quelle incontrate nelle prime tappe argentine, può diventare davvero torrido, ma questo influisce solo sul confort dell’equipaggio e non sulle prestazioni della vettura. Un altro problema che abbiamo incontrato è quello dei setting del motore in condizioni di alta quota, rilevato nella “prima assoluta” della Tappe in Bolivia e nella stupenda “volata” sulla distesa del Salar di Uyuni. In quel caso ci siamo accorti che la 2008 DKR faceva fatica a riprendere dopo una fase di rilascio ad alta velocità, e questo significa che dobbiamo lavorare sulle mappature di gestione del motore".

La tappa Marathon, due giorni senza la possibilità di usufruire dell’assistenza dei meccanici, era lo spauracchio dell’edizione 2015 della Dakar. Lo è stato davvero?
“Non facevo una Marathon, credo, dai primi anni 2000 quando la Dakar era ancora in Africa. Intanto devo dire che la Marathon è in perfetta armonia con lo spirito della Dakar, quando questa gara diventava una leggenda e ogni giorno era una tappa Marathon. Posso dire anche che la Marathon dell’edizione in corso è stata particolarmente dura, perché all’andata siamo piombati in una situazione meteo straripante di caratteristiche invernali, e al ritorno da Uyuni abbiamo avuto la possibilità di provare le prestazioni della 2008 DKR nella stupefacente prova in linea sulla distesa piatta del Salar di Uyuni. Se si parla di spauracchio, si pensa al rendimento e all’affidabilità della macchina, naturalmente, e sotto questo aspetto devo dire che la 2008 si è comportata benissimo sotto tutti gli aspetti. Basti dire che, dopo la frazione apocalittica che portava a Uyuni, i soli interventi che abbiamo dovuto eseguire, Jean-Paul Cottret ed io, sono stati il cambio degli pneumatici e una bella pulizia dei radiatori, “imbalsamati” nel fango risucchiato dal fondo disastrato delle piste boliviane. No, direi che la tappa Marathon non è stata uno “spauracchio”, anzi penso che, nonostante le difficoltà, ci ha dato un’altra possibilità di divertirci e di riconoscere il potenziale della macchina.

Quali sono gli obiettivi per la seconda parte della gara?
“I nostri obiettivi sono legati essenzialmente allo sviluppo della 2008 DKR, questo deve essere chiaro. Non nascondo che, in cuor mio, un pensiero al podio finale ce l’avevo. Se non avessi commesso l’errore della terza tappa, e non avessi perso tutto quel tempo per riparare il braccetto dello sterzo che abbiamo rotto, poteva non essere solo un sogno. Oggi, con i piedi per terra, c’è l’obiettivo originale di portare la 2008 DKR a Buenos Aires, non tanto per l’ambizione tipicamente “dakariana” di concludere la lunga e difficilissima maratona, quanto per avere il maggior numero possibile di giorni di gara portati a compimento, e con essi un volume importante di dati raccolti in gara che serviranno per lo sviluppo futuro della 2008 DKR”.

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