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Le Honda CRF450 Rally con i serbatoi di plastica

Martino Bianchi spiega l'evoluzione della moto, mentre i piloti sono sicuri di poter puntare al successo

Sono due i team Honda HRC che affrontano la Dakar quest'anno. Uno è il team ufficiale, con cinque piloti, l'altro è Honda South America Rally Team e conta anch'esso cinque piloti. La presentazione ufficiale è avvenuta oggi a Buenos Aires un'ora prima del briefing che riunisce tutti i piloti e che sancisce il vero inizio della Dakar 2015.

“La squadra è stata in parte rinnovata per quanto riguarda la forza lavoro. Abbiamo un nuovo team manager che è Wolfgang Fischer - annuncia Martino Bianchi, il General Manager del team ufficiale – e abbiamo ridotto il nostro personale proprio per snellire ogni cosa durante il rally. L'anno scorso c'erano 36 persone, mentre quest'anno invece siamo 28 ed abbiamo cercato di tenere il team più compatto e affiatato possibile. In gare come la Dakar troppa gente può essere d'aiuto, ma nello stesso tempo può anche creare confusione. I tagli sono stati fatti nei camion: quest'anno abbiamo un mezzo in meno, quello dell'hospitality perchè ci siamo resi conto che alla Dakar oggi si mangia benissimo e quindi non ne avevamo bisogno. Abbiamo un po' ridotto la parte delle PR ed abbiamo rinunciato ad un uomo della logistica. Ci siamo resi conto che c'erano delle realtà interne al team che erano un po' sovrastrutturate e le abbiamo riportate alla loro necessità reale”.

Parlando delle moto, le CRF450 Rally, Martino Bianchi sottolinea i cambiamenti che sono stati fatti rispetto a quelle dello scorso anno: “Si è lavorato tanto sull'affidabilità, in generale, sui componenti. Per esempio i serbatoi l'anno scorso erano in alluminio ed abbiamo avuto tantissime rotture per questo abbiamo deciso di utilizzare ora quelli in plastica. Abbiamo migliorato tante parti meccaniche cercando di aumentarne la durata: un esempio è dato dalla frizione che lo scorso anno aveva sofferto tanto".

Avete cercato anche un incremento delle prestazioni?
"Tutto questo lavoro ha portato a un miglioramento anche delle prestazioni, della potenza, ma non era questo in realtà il nostro obiettivo principale. Per noi l'importante era, ed è, fare tutta la gara con un motore solo (il regolamento prevede una penalità in minuti per chi cambia il propulsore durante la competizione) e che la moto sia il più affidabile possibile. Malgrado si sia sviluppata l'elettronica e questa è sicuramente la parte più delicata di tutto il processo di miglioramento”.

E dando uno sguardo anche alle moto degli avversari non si può non parlare di ripartizione di pesi, di leggerezza e di concentrazione del peso?
“Noi eravamo già messi bene con la moto del 2014, però certo con i serbatoi in plastica abbiamo alleggerito un po' il peso complessivo della moto e poi il baricentro è più basso e questo ci fa contenti, anche il cockpit, la torre in alto che contiene tutta la strumentazione non è più in alluminio ma in fibra di carbonio e quindi più leggera, più resistente e flessibile”.

Per quanto riguarda i piloti ufficiali le attenzioni, e le pressioni, sono concentrate su Joan Barreda e tutti si aspettano grandi cose da questo pilota spagnolo di Castellon che colleziona vittorie di prove speciali ma non riesce a conquistare la Dakar.
“In quest'ultimo anno abbiamo lavorato tantissimo sulla moto ed il feeling è molto buono. Vincere la Dakar – spiega Barreda - non è una cosa che si ottiene in un giorno, ma il risultato di un lavoro lungo che noi stiamo portando avanti da tempo e con ottimi risultati. Siamo preparati per il podio e non bisogna dimenticare che stiamo arrivando da una serie di risultati positivi per Honda”.

Helder Rodrigues, che più di ogni altro ha seguito la creazione e lo sviluppo di questa moto è più che sicuro del risultato.
“Questa moto è il risultato di tre anni di lavoro. Lo scorso gennaio, nel 2014, alla Dakar ci siamo presentati con un mezzo totalmente nuova, quest'anno corriamo con uno sviluppo ulteriore e siamo molto fiduciosi sulle sue possibilità”.

Pablo Goncalves, secondo nel Campionato del Mondo 2014 Rally Tout Terrain e vincitore del titolo nel 2013, come sempre, è l'uomo che più di ogni altro fa squadra. Un vero sprone per i compagni d'avventura, è un motivatore il piccolo grande portoghese che parte senza tentennamenti della sua sfortunata Dakar del 2014. “Non ricordo volentieri la Dakar dell'anno scorso quando mi sono dovuto ritirare, però guardo avanti perchè così vanno le gare. Io sono qui perchè voglio aiutare Honda a vincere questa gara e so perfettamente che se vinceremo la Dakar non sarà la vittoria di uno solo di noi, ma sarà un successo per tutti quelli che hanno lavorato a questo progetto. Noi ci proviamo e sappiamo di potercela fare. Non si tratta di una rivincita perchè fino ad oggi non ci siamo riusciti a imporci, ma dello spirito che anima tutte le gare”.

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