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Castera: “La gente si alza la mattina e vuole fare la Dakar, ma bisogna prepararsi”

David Castera, direttore della Dakar, giustifica il fatto che l’organizzazione abbia scartato diverse richieste per disputare l’edizione 2022 del Rally Raid.

David Castera, Direttore Dakar rally

Foto di: Charly López

La terza Dakar che verrà disputata totalmente in Arabia Saudita inizierà il prossimo 1 gennaio a Jeddah. Lì si presenteranno i 1065 iscritti, una partecipazione in crescita rispetto a quella dello scorso anno. In totale ci saranno 578 veicoli in gara, un numero che in parte è stato favorito dall’aumento della categoria classica, che ne conterà 146. Tra gara e assistenza sono rappresentate 63 nazionalità differenti, con Francia (196), Spagna (81) e Olanda (67) come paesi più numerosi. Tuttavia, tutte queste cifre potranno essere anche più alte.

Gli organizzatori della Dakar, ASO, hanno dovuto rifiutare alcune richieste dopo aver verificato che non avevano ancora il livello necessario per disputare la prova, invitando loro a prepararsi adeguatamente per le edizioni future. Questo ha generato un po’ di malcontento fra alcuni piloti.

“Il top delle nazionalità è lo stesso di sempre: Francia, Spagna e Olanda”, ha spiegato Castera in un’intervista con un numero ridotto di media, tra cui Motorsport.com. “ASO propone sempre un livello alto, le persone sanno cosa troveranno. Dopo un anno e mezzo a casa per via del Covid, spesso la gente si dimentica di tutto e va al suo sport, vuole fare la Dakar. C’è stato un effetto Covid”.

“Io ho pensato a un effetto negativo. Abbiamo fatto una selezione dura, e nelle moto lo è stata ancora di più. Gli italiani non sono contenti perché sono il maggior numero di quelli rimasti fuori. Sono felice di quello che abbiamo fatto, tutti vogliono fare l’impresa più grande, come scalare l’Everest. Si alzano una mattina e vogliono fare la Dakar, ma bisogna procedere passo dopo passo e farlo bene. In Marocco e Andalusia abbiamo visto che qualcuno non aveva il livello richiesto. Significa che ancora non sono all’altezza, ma hanno un anno per prepararsi. Io ho la responsabilità in tutto questo, continueremo così”, ha assicurato.

Un tema caldo della scorsa edizione era stato il roadbook. L’introduzione della mappa elettronica in formato tablet per i piloti Élite nel 2021 e la sua consegna poco prima della partenza di ogni tappa, ha suscitato le critiche di piloti come Carlos Sainz. In questo senso, l’organizzazione non ha preso alcuna misura particolare.

“Sainz è impazzito, non perché il roadbook fosse falso, ma perché c’era troppa navigazione. Sto preparando una Dakar con tre ingredienti: velocità del pilota, resistenza e navigazione. Quest’ultima è una parte importante e continuerà ad esserci quest’anno. Il fatto è che nel Rally Raid è difficile dire che la navigazione sarà a un certo livello di difficoltà, è impossibile perché lo faccio io a maggio o settembre e loro passano a gennaio. Le piste cambiano, saranno più o meno visibili”, ha commentato l’ex pilota francese.

“Nel roadbook abbiamo fatto un lavoro enorme con i colori, con il team che è cambiato. Il roadbook è lo stesso per tutti. Sainz mi chiedeva più punti per aiutarli quando le cose sono più difficili. Può darsi che lo abbiamo fatto un po’, però io voglio la navigazione e la difenderò perché è una parte dello spirito della Dakar, la proteggeremo”.

Con l’introduzione della Dakar nei campionati del mondo del rally raid di FIA e FIM, il Rally entra in una nuova fase nel suo quasi mezzo secolo di vita. Secondo il direttore della prova si trovano in un bel momento: “Nella Dakar ci sono piloti che corrono da diverso tempo. Non so se sia il miglior momento, ci sono sempre stati momenti forti, c’è stato un momento chiave. Siamo contenti del livello a cui siamo. Abbiamo raggruppato un po’ tutta la famiglia. Abbiamo creato un gruppo forte con la FIM, la FIA. Siamo in un buon momento, ma la cosa complicata è continuare cosi”.  

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