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Biasion: "Ci saranno 5 milioni di persone sulle strade!"

Il veneto del Petronas team De Rooy Iveco ci accompagna alla scoperta della prima speciale della Dakar

Biasion:
Cari amici di OmniCorse.it inizio oggi a raccontarvi il mio diario di bordo alla Dakar dall'Iveco Trakker Evolution 2 del Petronas team De Rooy Iveco. Sono a Mar del Plata in Argentina, circondato da navi da guerra e sommergibili della base navale, ma credetemi il clima che si respira qui non ha niente di bellico. C'è tensione nell'aria perché siamo al via della 33. edizione del rally raid più duro e difficile. Questa è una gara che ho già disputato nove volte, ma la Dakar è sempre stata avara di soddisfazioni per me. Non sono ancora riuscito a vincere questa avventura, anche se nel 2003 in auto con la Mitsubishi avevo conquistato un secondo posto, prima di essere stato penalizzato praticamente al traguardo. Insomma, credo che la Dakar mi debba molto ed è per questo che sono qui con una squadra molto motivata e con un camion Iveco che è competitivo. Non nascondo le mie ambizioni di voler essere protagonista. CAMION Nella lista degli oltre 460 iscritti ci sono quasi 80 camion. Una decina di questi partono con l'intenzione di vincere: sarà una bellissima sfida che vedrà i mezzi Iveco lottare contro Kamaz e Tatra. Una lotta fra giganti e noi contiamo di stare nella mischia. Il Petronas team De Rooy Iveco si è rivelato una squadra molto unita: si è instaurato subito un bel rapporto umano, migliore di quello che pensassi, considerato che sono dei nordici. E di questo sono molto contento... GERARD E HANS Ah, non dovete nemmeno dimenticare che Gerard De Rooy e Hans Stacey, gli altri piloti del team Petronas, hanno già ottenuto risultati importanti alla Dakar. Cercherò di sfruttare la loro esperienza: non ho alcuna intenzione di fare la lepre nelle speciali di apertura, ma di sicuro non voglio restare troppo lontano dai primi. Credo che l'importante sia arrivare alla giornata di riposo con il camion in ordine. Poi ci saranno due o tre tappe che potrebbero essere risolutive per l'esito della corsa. PUBBLICO Ma forse sto andando troppo avanti, abbiamo tempo per assaporare questa magica maratona. Intanto vi posso raccontare che qui a Mar del Plata c'è una passione per i motori che è incredibile: non riusciamo a fare un passo senza che sia un appassionato che voglia farsi scattare una foto ricordo o che voglia un autografo. E guardate che l'attenzione c'è per tutti gli uomini del Circus, per i campioni come per i meccanici. Tanto calore aiuta a far crescere l'attesa per una gara che sento molto. C'è un interesse enorme: domani per la prima tappa ci saranno cinque milioni di persone sulle strade. È una cosa incredibile che non vi potete immaginare in Italia. C'è una televisione locale che è attiva nell'arco delle 24 ore per seguire tutto ciò che riguarda la Dakar. PRIMA PROVA Stiamo aspettando il briefing per la tappa di domani: si inizia con un trasferimento lungo e una speciale piuttosto corta di soli 57 km. Il tratto cronometrato è sabbioso, in parte su una spiaggia, ma non ho ancora informazioni dettagliate. Comunque vi dico che le prove corte sono sempre insidiose perché si tende ad andare al limite del mezzo e possono venire fuori delle sorprese. Diciamo che in queste prove si può perdere una Dakar, ma non la si vince. La mia intenzione è di cercare di prendere un buon passo, ma senza strafare. EQUIPAGGIO L'Iveco Trakker Evolution 2 numero 511 lo divido con Giorgio Albiero e Michel Huisman. Giorgio lo conosco bene: siamo amici e abbiamo già corso insieme la Dakar. Lui, che ne ha fatte sedici, è un ragazzo di grande esperienza che sa dare tranquillità all'equipaggio perché le situazioni critiche di gara le ha già vissute tutte. Michael, il meccanico olandese lo sto scoprendo adesso. È giovane e simpatico e mi dicono che conosce tutti i segreti del camion perché ha collaborato allo sviluppo dell'Iveco. È un tipo molto intraprendente e sarà certamente all'altezza della situazione... TRAKKER EVO 2 Ci tengo a dirvi ancora una cosa: corro con un camion, ma credetemi quando si è seduti nell'abitacolo dell'Iveco la sensazione è quella di essere in una macchina da rally. Ci sono tre sedili anatomici con cinture a sei punti, c'è il roll-bar e la leva del cambio è molto vicina al volante, proprio come in una macchina da corsa. Il “mio ufficio”, quindi, è simile a quello che ho sempre avuto nel mondiale rally. La grande differenza è che si guida a 2,5 metri di altezza e non a pochi centimetri da terra. 840 CAVALLI È certamente un vantaggio perché si vedono molto meglio i rischi e le molte insidie del percorso, mentre nella guida è uno svantaggio dal momento che c'è un maggiore rollio della cabina che si ripercuote sulla sensibilità del mezzo. Rispetto ad una WRC il camion è più complicato da gestire nelle reazioni. Se dovessi fare un paragone, potrei dire che la macchina da rally può essere un motoscafo, mentre il camion per la Dakar è una barca a vela da regata. Bisogna un po' anticipare le manovre per tracciare le traiettorie ideali: le reazioni non sono così immediate, per cui sta al pilota prevenire certi comportamenti anche quando si dispone di un mezzo molto competitivo come il nostro che dispone di 840 cavalli e pesa 9.500 kg! Amici, adesso vi lascio e ci diamo appuntamento a domani, non senza prima avervi augurato un Buon 2012...

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