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Biaggi sul progetto Mahindra: "L'ambizione è venire nel Mondiale nel 2018"

Ieri è stata ufficializzato il suo ruolo di ambasciatore e di team principal per la Casa indiana nel CIV Moto3. Max poi ha dato qualche dettaglio in più su questa nuova avventura, che affronta con grandi ambizioni come sempre.

Max Biaggi, Team Principal Mahindra Racing

Max Biaggi, Team Principal Mahindra Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

Max Biaggi, Team Principal Mahindra Racing e Mufaddal Choonia, CEO, Mahindra Racing
Max Biaggi, Team Principal Mahindra Racing
Max Biaggi, Team Principal Mahindra Racing e Mufaddal Choonia, CEO, Mahindra Racing

Max Biaggi non riesce proprio a stare lontano dal mondo delle corse. Dopo aver appeso il casco al chiodo ha fatto il commentatore televisivo e lo scorso anno si è concesso anche un altro paio di apparizioni nel Mondiale Superbike. Ora però è pronto per un'avventura completamente nuova, perché ieri ha annunciato una partnership con la Mahindra, per la quale diventerà ambasciatore e team principal del Factory Team della Casa indiana nel CIV Moto3.

Un progetto che parte con grande ambizioni, perché fissa l'obiettivo anche di provare a lanciare dei giovani talenti, come i già annunciati Alessandro Del Bianco, 18enne che ha già avuto esperienze in Moto3, e l'appena 14enne Davide Baldini, che invece farà il suo esordio dopo aver corso in PreMoto3 nel 2016. Ma non solo, perché l'intenzione dichiarata è quella di provare a sbarcare nel Mondiale nel 2018.

Abbiamo avuto l'occasione di incontrare Max a Valencia, avendo qualche dettaglio in più sul progetto, che verrà presentato ufficialmente a metà dicembre sulle nevi della Val Gardena.

"La collaborazione è nata perché l'azienda cercava anche un ambasciatore che potesse un po' rappresentarla e dall'altra parte mi sarebbe piaciuto dar corpo ad un team. Loro erano già presenti nel CIV, ma io volevo fare una cosa un po' più personalizzata, anche per la voglia di crescere quel poco che c'è in Italia a livello di vivaio" ha iniziato a raccontare il "Corsaro".

Questa è stata l'occasione di rimettere insieme anche parte del gruppo di lavoro che lo ha seguito nella sua carriera da pilota: "Volevo mettere insieme anche quelle persone che mi hanno seguito per parte della mia carriera e che magari non hanno ancora trovato una collocazione, perché prendendo persone d'esperienza sicuramente sbagli meno. Forse saremo anche sovrastrutturati per fare il CIV, ma c'è anche l'ambizione, se tutto va come deve andare, di venire poi a fare il Mondiale nel 2018".

Max sembra credere molto sui due ragazzini che ha scelto per dare vita a questo progetto: "E' chiaro che ci vogliono anche i talenti giusti da portare qui nel Mondiale. Io ho preso un ragazzino di 14 anni, Davide Baldini, che correva in PreMoto3. Lui ha bisogno di fare un po' d'esperienza, abbiamo fatto il primo test con la Moto3 un mesetto fa. L'altro invece, Alessandro Del Bianco, è quello che io spero che possa fare un bel salto di qualità. La cosa curiosa è che l'ho scoperto durante le gare di Supermoto, non al CIV. Correva nello stesso campionato in cui ho fatto qualche gara anche io, allora poi sono andato a vederlo anche nel CIV e mi è piaciuto anche lì. Alla fine è anche una responsabilità, perché uno ha 14 anni e l'altro 18 anni".

Qualche sacrificio, ma per pensare in grande

Costruire questa squadra ha richiesto dei sacrifici anche a livello economico, ma secondo il 6 volte iridato costruire un gruppo forte era l'unica cosa da fare se si sogna il Mondiale: "Io sarò il team principal, ma essendo sempre stato dall'altra parte della barricata devo ancora un po' capire cosa bisogna fare e come muovermi. Per quanto riguarda la struttura, all'inizio eravamo in due, ma partiremo in cinque, quindi con una struttura sovradimensionata per il CIV. Anche pensando che due degli altri quattro che iniziano quest'avventura con me hanno già vinto anche dei Mondiali. Ho fatto anche un sacrificio per prenderli, perché in media i salari nel CIV sarebbero molto più bassi, ma perché il mio obiettivo appunto è venire nel Mondiale nel 2018. I presupposti sono buoni, perché alla base di tutto c'è che non dovrebbe mancare niente, anche se essendo stato un pilota so quante variabili possono entrare in gioco".

Max sembra anche molto contento di poter lavorare con la Mahindra, un'azienda ancora piccolina che però sa il fatto suo secondo lui: "Con Mahindra mi sono incontrato perché tante persone che lavoravano con me in Aprilia ora sono venute qui. E' un'azienda molto 'made in Italy'. Sono un po' ritornato agli inizi dell'avventura con l'Aprilia in 250: chiaramente non parliamo della Honda, ma c'è un impegno costante e non manca niente per fare bene. Inoltre è un'azienda che è già strutturata per provare a progredire ancora. Per esempio stanno ultimando un banco prova che anche Aprilia e Ducati hanno a disposizione da poco tempo".

Nessuna rivalità con la VR46 Riders Academy

Inevitabilmente, avendo parlato della volontà di crescere giovani talenti, il pensiero è andato al lavoro che Valentino Rossi sta facendo con la VR46 Riders Academy. Max però ci ha tenuto a precisare che il suo progetto inizia con intenti completamente differenti: "Io non voglio fare competizione a nessuno, anche perché la mia non è una academy, ma un team. Avrà due piloti, perché abbiamo risorse e strutture per fare bene così. In questo momento non voglio qualcosa di più grande: penso solo ad un racing team che possa portare i ragazzini dal niente a diventare potenziali professionisti".

Però con i suoi due piloti ha assolutamente intenzione di lavorare anche fuori dalla pista per aiutarli nel loro processo di crescita e maturazione: "Il mio obiettivo è già quest'inverno fare un lavoro di preparazione specifico, che magari a quest'età non servirà quasi a niente, ma che potrà servire a gettare delle basi per il futuro. In questo frangente sono ancora un po' distaccato, anche perché non avevamo ancora annunciato niente. A breve però credo che inizieremo a familiarizzare e a creare un rapporto più diretto".

Infine, quando gli è stato se un giorno magari suo figlio possa entrare a far parte del progetto come pilota, ha allontanato questa possibilità: "Mio figlio gioca a calcio. Quando gli chiedo cosa vuol fare da grande, lui mi dice il calciatore o il pilota di motocross, ma non so da dove gli sia uscita fuori la seconda parte. Io comunque non spingo per vederlo su un mezzo a due ruote".

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