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Una nuova sfida per Gian Luca Tassi: farà la Africa Eco Race con un SSV elettrico!

Dopo essere diventato il primo disabile italiano a portare a termine la Dakar in Sud America, è già pronto per provare a lasciare il segno anche sulle stesse strade su sui si correva quella africana: "Quello che è interessante per noi è la sfida".

Gian Luca Tassi

Gian Luca Tassi

Elisabetta Caracciolo

SSV elettrico di Gian Luca Tassi
Gian Luca Tassi
SSV elettrico di Gian Luca Tassi
Gianluca Tassi
Ford Ranger #370: Gianluca Tassi, Massimiliano Catarsi, Alessando Brufola Casotto
Ford Raptor #362: Gianluca Tassi
Gianluca Tassi
Gianluca Tassi
Gianni Luca Tassi, Massimiliano Catarsi, Alessandro Brufola Casotto
Gianluca Tassi, Massimiliano Catarsi, Alessando Brufola Casotto, Graziano Scandola, Gianmmarco Fossa

Una nuova sfida, costi quel che costi. Gian Luca Tassi è fatto così.  Non gli è bastata la Dakar 2017, dopo la quale è rimasto in ospedale bloccato da una infezione che stava costandogli la vita, per ben sette mesi. Quel traguardo a Buenos Aires, su una Ford Raptor del R Team, per Gian Luca, Massimiliano Catarsi e Alessandro Brufola Casotto, i tre dell'equipaggio, aveva significato tanto, anzi tantissimo: il primo disabile italiano ad aver mai completato la Dakar.

Un significato talmente profondo che Gian Luca - che ora è guarito - si è rimesso a pensare a qualche cosa di nuovo, di stimolante, e di diverso. La Dakar, quella africana, Tassi l'aveva già fatta, purtroppo ritirandosi prima di arrivare in Senegal con una clavicola rotta, ma dopo una bella serie di battaglie, nel 1999, all'allora Granada-Dakar, sul suo Cagivone, con Fabrizio Meoni e Richard Sainct, oltre a Nani Roma.

Quindi Dakar, nel senso della città capitale del Senegal, per lui è sempre stata una fissa. E per questo ha cominciato ad interessarsi all'Africa Eco Race, la gara di Jean Louis Schlesser che ogni anno a fine dicembre ripercorre il percorso storico della competizione e che quest'anno partirà dalla Francia il 30 dicembre per raggiungere la capitale del Senegal il 13 gennaio.

Ma affrontarla semplicemente, con una vettura, come i 'comuni' piloti a lui non bastava. E così ha cercato qualche cosa di diverso e l'ha trovata, grazie al team spagnolo Jaton. Un SSV elettrico di nuova concezione, che gli spagnoli stanno costruendo in questi mesi a Barcellona.

Hai deciso di tornare a correre, in macchina, all'Africa Race perchè non ti piaceva il nuovo percorso della Dakar 2019?
“No, assolutamente no. La mia decisione non è dipesa dal percorso della Dakar, anche perchè il Perù lo conosco molto bene. Era una decisione che avevo già preso in anticipo perchè il nostro obiettivo era di fare le tre gare più lunghe e difficili a livello mondiale e quindi la Dakar, l'Africa Eco Race e il Silk Way Rally qualora dovesse tornare ad essere di 15 giorni e attraversi Russia e Cina. Gare avventurose, insomma. Quello che è interessante, ovviamente, per noi è la sfida”.

Ed ecco perchè la scelta di questo nuovo mezzo...
“Esatto, useremo questo Ssv che gli spagnoli del team Jaton stanno costruendo, che si chiama Pastor al momento, assemblato con alcuni componenti Can Am e altri Yamaha. Un mix con una cellula invece creata da loro e con un motore costituito da tre pacchi batterie che ci consentono una autonomia da 200 chilometri”.

Il team, forte dell'esperienza dakariana, sta già lavorando con l'organizzazione dell'AER per creare e gestire dei punti assistenza lungo il percorso di gara per cambiare le batterie e ricaricarle...
“Dovremmo avere tre camion al seguito responsabili delle ricariche e proprio per questo vorrei aprire una trattativa con l'organizzazione su una possibile neutralizzazione per noi del tempo che perderemo fermi in prova speciale per ricaricare le batterie o cambiarle. Loro possono vedere dai nostri trakker quanto tempo perdiamo e, perchè no, potrebbero togliere quel tempo accumulato dalla classifica di giornata...Noi proveremo a chiederglielo”.

E la richiesta Tassi l'avanzerà già oggi, giovedì sera a Venezia ad Anthony Schlesser, nel corso della presentazione dell'edizione 2019 dell'Africa Eco Race, al Casinò di Venezia.

Come vi siete incontrati con Ariel Jaton?
“Mi cercò lui prima della Dakar 2017 per propormi di correre con loro, ma io risposti che avevo già un impegno con l'R Team di Renato Rickler. Poi ci siamo visti durante la gara in Sud America e io l'ho tenuto d'occhio. Osservavo il team, come si muovevano, come erano organizzati e mi sono piaciuti. Così uscito dall'ospedale l'anno scorso ho ricontattato Rickler dicendogli che avevo voglia di una nuova sfida, ma non in Sud America e quando lui mi ha detto no, perchè aveva in programma di tornare alla Dakar in Perù, ho contattato Jaton”.

Tassi è andato a Barcellona per dimostrare alla squadra spagnola che aveva intenzioni serie e da qui è nato il progetto...
“La vera sfida per noi è di portare il mezzo a Dakar, e questo è quello che faremo. Dimostrare che si può arrivare in fondo ad una gara così difficile. E sarebbe anche la prima volta che una vettura elettrica arriva a Dakar. Se riusciremo a chiudere il budget però vorremmo andare anche a fare il Rallye du Maroc come test, in ottobre, una prova per noi, per la vettura e per il mio copilota”.

E a questo proposito Tassi svela appunto il nome del suo nuovo copilota. Alla Dakar 2017 sul Ford Raptor l'equipaggio era composto da tre persone : Massimiliano Catarsi navigava e Alessandro Brufola Casotto si prendeva cura di Gian Luca, ma un SSV non può ospitare tre persone...

“Purtroppo no – ride Tassi. - Massimiliano è già impegnato e così ho pensato che sia arrivata l'ora per Alessandro di imparare a copilotare. Lui non ha esperienza ma con me accanto...”

Gian Luca Tassi per anni iscritto a gare in moto ha sempre navigato senza difficoltà su molti rally famosi, e da dopo l'incidente che lo ha relegato su una carrozzina ha proseguito con le gare in auto....
“Sarò accanto a lui e quindi il road book lo guarderò insieme ad Alessandro. L'unica difficoltà potremmo averla in caso di insabbiamento, o foratura, quando lui si ritroverà solo a lavorare...”

Impossibile però, parlando con il pilota, non ripensare al calvario che ha attraversato e vissuto al rientro dalla Dakar 2017, costretto in ospedale, girato a pancia in giù per guarire una infezione terribile data dalle piaghe. Il problema si ripresenterà, ovviamente, e davvero i medici hanno dato il loro benestare a questa "pazzia"?

“No, ovviamente i medici mi hanno detto che devo stare a casa ma la mia vita è questa e io non posso farne a meno. Qualsiasi cosa accada al mio corpo la prenderò come verrà, sto facendo una cosa che voglio fare e per questo accetterò quello che potrà capitare”.

Nel frattempo Gian Luca sta cercando un cuscino particolare da applicare al sedile e farà dei test in tal proposito: “Stiamo cercando qualche cosa che attutisca i colpi, e con la MIR si sta lavorando sulla tuta ignifuga, con dei cuscinetti e con degli inserti che mi proteggano. Esiste un materiale che viene usato nei giubbotti antiproiettile che potrebbe fare al caso nostro. Ci piacerebbe trovare una casa ufficiale che ci possa dare una mano con l'abbigliamento e i sedili, ma al momento non l'abbiamo ancora trovata. Tra l'altro stiamo parlando di applicazioni che potrebbero poi venir sviluppate nella produzione di serie, utili per tutti: io non ho più muscoli e tessuti forti e la pelle è molto sottile: per questo sono più esposto di altre persone a queste piaghe, però non dimentichiamo che è un problema che hanno tutti i piloti e i copiloti che stanno tante ore in macchina”.

E come sempre con Gian Luca Tassi arriverà all'Africa Eco Race anche un messaggio di solidarietà, e per la prima volta di pace: “Da pochi giorni sono stato confermato Cavaliere Guardiano di Pace di Assisi e porterò quindi la bandiera della pace con me e saremo anche portatori di un messaggio umanitario in Africa. Mi piacerebbe unire a questo anche la Fondazione Meoni, visto che si va in Senegal, ma devo ancora parlarne con la famiglia. So già però che riusciremo a trovare un modo per collaborare insieme”.

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