Video test: Dallara Stradale, un sogno che nasce dalle corse
Estrema, raffinata, emozionante. Abbiamo guidato la prima auto stradale di un marchio che ha scritto, e sta scrivendo, la storia del motorsport. Ecco quali sono state le emozioni del collega di Omniauto - Motor1 sulla supercar di Varano...
Dallara è il telaio della Formula E, quello che corre a quasi 400 km/h sugli ovali d’America nella Indycar; lo sono anche quelli di Indy Lights, Super Formula, Formula V8 3.5 e Formula 2. L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma è solo per darvi un’idea dell’attività corrente del costruttore italiano. Bene, in questa che è una vera e propria eccellenza nel mondo è stata concepita l’auto più vicina alle competizioni che si possa comprare per uso stradale.
La Dallara Stradale, appunto, barchetta molto compatta (4,19 metri di lunghezza) a motore posteriore centrale, un 2.3 turbo 4 cilindri da 400 CV di origine Ford, ma modificato nella meccanica e nell’elettronica. Questo “ben di Dio” l’abbiamo guidato sul circuito handling (6,2 km di lunghezza) della pista di Nardò, con curve ispirate a quelle dei più famosi circuiti al mondo. Un’emozione unica, che il video dei colleghi “cugini” di Motor1, ne siamo certi, saprà trasmettervi. Non ci credete? Cliccate su play…
Stradale solo per la legge
Le corse lo insegnano da sempre: più della potenza, è importante il rapporto peso potenza. Così, se è vero che i 400 CV non impressionano (una station come l’Audi RS4 ne ha 450, per capirci) più di tanto, è vero anche che devono spostare solo 855 kg. Ogni CV deve spingere solo 2,14 kg: la Ferrari 488 GTB, con 670 per 1.475 kg, ha un rapporto peso potenza di 2,20. Capito?
Ma non basta, perché l’esperienza di Dallara nelle corse si trova anche e soprattutto nella capacità della Stradale di generare carico aerodinamico: il picco è di 820 kg (a 280 km/h). Un valore impressionante, se il parametro sono le auto stradali, e che per poter essere sfruttato richiede fiducia da parte di chi guida (quando ti verrebbe da alzare il piede è invece il momento di tenere giù per far lavorare l’aerodinamica) e che solo un pilota del livello di Marco Apicella, ex F1, può spiegare a chi non è abituato a gestirlo.
Fulminea, incollata all’asfalto
Al volante, si rimane estasiati dall’immediatezza di risposta ai comandi. Basta un minimo angolo di volante per “fiondare” la macchina al punto di corda, con il retrotreno che non si scompone mai e le sospensioni capaci di azzerare (o quasi) il rollio, ma anche di digerire le irregolarità del fondo stradale. Il tutto si traduce in un’accelerazione laterale che tocca i 2g, un valore che è praticamente doppio rispetto a quello di un’auto già molto prestazionale. Racing è anche l’impianto frenante, instancabile, con un pedale duro e dalla corsa corta, ma solidissimo.
Le corse nei dettagli
In Dallara non si è lasciato nulla al caso. Pensate, persino la leva di regolazione del volante (al pari di molti altri dettagli nascosti) è in fibra di carbonio. La plastica non avrebbe gravato (se non marginalmente) sul peso, ma un progetto così estremo non poteva essere “inquinato” dalla banale plastica.
E poi l’abitacolo, se così si può chiamare: il sedile è fisso, a muoversi sono la pedaliera (in lunghezza) e il volante (anche in profondità). Le sospensioni? A triangoli sovrapposti. Estrema, dunque, ma non anacronistica, la Stradale: l’elettronica c’è, ma è stata studiata con Bosch per massimizzare le prestazioni. Prestazioni che non possono prescindere dalle gomme: Pirelli le ha sviluppate specificamente, ricercando, per quelle anteriori, la massima comunicatività e, per quelle posteriori, la massima prestazione laterale. Insomma, più dei singoli elementi, sulla Dallara Stradale è il pacchetto che permette di raggiungere livelli di eccellenza assoluta. Proprio come avviene nelle competizioni.
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