Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera

Ford Mustang Shelby GT350 R, inno alla passione

Il canto del suo V8 regala emozioni forti e prestazioni da urlo. Ma è il telaio che sorprende, per efficacia e precisione

Ford Mustang Shelby GT 350R

Ford Mustang Shelby GT 350R

Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R
Ford Mustang Shelby GT 350R

In Europa non è molto noto, se non ai più appassionati, ma Carroll Shelby non è “solo” l’imprenditore che ha dato vita alle migliori elaborazioni delle sportive americane - fra cui Ford e Dodge - ma anche un pilota che ha corso diversi Gran Premi di Formula 1 (molti dei quali non validi per il Campionato del Mondo: all’epoca funzionava così), ma anche il vincitore della 24 Ore di Le Mans del 1959 al volante di un’Aston Martin. Insomma, per lui le automobili non erano semplicemente un lavoro, ma prima di tutto una passione. Non a caso, il suo motto più famoso è questo: “Le auto sono fatte per essere guidate”. E io non mi sono fatto pregare, quando Ford mi ha invitato a farlo in pista, a Vairano, seppur per pochi giri. 

Una promessa mantenuta

Il motto di Shelby, almeno per me, aveva il valore di una promessa, motivo per cui, quando mi sono messo al volante della GT350 R, le mie aspettative erano alte. E lei ha tenuto fede al “credo” del fondatore, che sarebbe orgoglioso di questa coupé che porta il suo nome. Sì perché se il motore te lo aspetti che sia un tripudio di Nm e CV, di musica e aggressività, il telaio stupisce; a maggior ragione se, come nel mio caso, hai guidato la Mustang 5.0 V8. Un’auto senza dubbio divertente, ma che sembra “fatta apposta” per andarsi a cercare il traverso e messa a punto nell’ottica di un piacere di guida alla portata di (quasi) tutti. La Shelby è tutto un altro “animale”. Più focalizzato sull’obiettivo, più preparato (per la pista), richiede anche maggior rispetto. Lo sterzo è il primo, grande spartiacque rispetto al modello di base. Il rapporto di demoltiplicazione è più diretto, ma soprattutto il collegamento tra le mani di chi guida e le ruote anteriori, quasi intimo, cambia radicalmente il feeling di guida. In meglio ovviamente. La traiettoria che ti sei disegnato nella testa passa alle mani, da lì al volante e infine, senza “sbavature”, alla macchina nella sua interezza. Anche il controsterzo diventa naturale, facile e istintivo come battere le palpebre.

Una danza armoniosa

Ancor più dello sterzo, però, la sorpresa me l’ha riservata il bilanciamento, quasi perfetto. Abituato alla gran parte delle auto con grossi V8 là davanti, che sovrasterzano al minimo movimento di volante (o quasi), con la Shelby bisogna andarselo a cercare lo scivolamento del posteriore. Fenomeno che ovviamente si verifica, sia chiaro, ma che non è “patologico”. Il merito è dell’assetto racing (che ha beneficiato degli ammortizzatori magnetoreologici MagneRide), del differenziale autobloccante messo a punto specificamente e dei pneumatici Michelin Sport Cup 2. Persino nei cambi di direzione più secchi, i coricamenti laterali della scocca sono ridotti al minimo, senza però che la macchina risulti troppo rigida. L’unico aspetto che non mi ha convinto al 100% è il cambio, fin troppo contrastato: i movimenti della leva risultano davvero poco fluidi. In ogni caso, con un motore come questo - pieno ai bassi, esplosivo ai medi e inesauribile agli alti - l’uso del cambio si può davvero ridurre al minimo. A proposito del motore, è il primo della storia Ford (per quello che riguarda le auto stradali) con albero motore piatto, cioè con i perni di manovella a 180° tra loro, come quasi tutti i motori ad altissime prestazioni, specialmente europei. Ovviamente, la lubrificazione è a carter secco per non rimanere senza olio nei turni in pista. 

La riconosci subito

Detto come va, diamole anche uno sguardo. La GT350 R la riconosci subito per le carreggiate allargate contenute a fatica dai passaruota, allargati. Già, qui sopra tutto ha una precisa funzione. Ce l’ha per esempio il profilo nella parte bassa del paraurti anteriore, l’alettone posteriore e anche la griglia al centro dell’estrattore posteriore: fa da sfogo per l’aria calda del differenziale autobloccante. Dentro, sono stati asportati i sedili posteriori per tagliare il peso inutile, mentre tornando un attimo gli esterni, dai cerchi anteriori sbucano gli enormi dischi da 393 mm di diametro e le altrettanto grandi pinze dell’italiana Brembo. 

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente Fotogallery: le splendide vetture del Salone Internazionale di Francoforte
Articolo successivo Subaru, il record della WRX "vecchia" in attesa della nuova

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera