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Analisi

Le cicatrici lasciate dal flirt Lorenzo-Ducati

Jorge Lorenzo rimarrà alla Honda fino alla fine del 2020, il tutto dopo aver cercato una via di fuga anticipata verso la Ducati. Un gioco che può segnare il futuro del maiorchino e che cerchiamo di analizzare qui.

Jorge Lorenzo, Repsol Honda Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

In ambito domestico, il fatto che il membro di una coppia flirti con una terza persona può portare con sé conseguenze terribili, che influenzano direttamente i livelli di fiducia stabiliti fino a quel momento.

L'onda d'urto poi andrà anche oltre se pure quella terza parte è coinvolta in un'altra relazione. Una circostanza che poi trasforma la storia in una vera soap opera.

Questa, appunto, è stata la definizione più utilizzata lo scorso fine settimana al Red Bull Ring per cercare di descrivere i contatti delle ultime settimane tra la Ducati e Jorge Lorenzo, che logicamente hanno toccato coloro che si considerano le vittime del tradimento. Ecco come si sentono la Honda e Jack Miller, anche se c'è di più.

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Possiamo già dire senza paura di sbagliare che il sogno di Lorenzo di indossare la tuta del team ufficiale Honda è già diventato il suo peggior incubo. E la strada davanti a lui appare ancora più sdrucciolevole.

Il maiorchino si è infortunato in un incidente avvenuto nella prima sessione di prove libere ad Assen, alla fine di giugno, procurandosi la frattura di due vertebre. Dopo aver saltato le ultime quattro gare, ci si attende di rivederlo in pista tra due settimane a Silverstone.

Sarà lì che dovrà fornire la sua versione sulla reale portata dei contatti intrecciati per valutare l'opzione di unirsi al Pramac Racing il prossimo anno, in un'operazione che ha inesorabilmente infranto il suo contratto con la Honda, che scadrà alla fine del 2020.

La visita a Spielberg del presidente della società giapponese, Yoshishige Nomura, ha richiesto una risposta del pilota, in un senso o nell'altro. Questa è arrivata ad Alberto Puig, team manager della HRC, nella giornata di sabato. Il maiorchino aveva deciso di restare.

Come prevedibile, questo lascerà delle conseguenze traumatiche sia in Honda che in Ducati, ma anche in Pramac, la squadra che è stata utilizzata come semplice elemento di pressione da parte della casa madre. Miller, per esempio, non ha nascosto un po' di rabbia per il modo in cui era stato disprezzato dalla Ducati e il suo rinnovo non è stato annunciato fino a mercoledì.

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L'accordo era pronto per la firma da settimane, ma il costruttore bolognese lo ha lasciato in stand-by quando il numero 99 è entrato nell'equazione. Ora, l'australiano ha quindi deciso di tirare un po' la corda e fare un paio di richieste extra, che gli sono state concesse. "E' normale che sia molto arrabbiato. Ciò che gli è sttao fatto non è normale" assicurano dagli uffici di Pramac.

In tutta questa confusione, quello che sarà più danneggiato, è Lorenzo. A Silverstone dovrà chiedere la parola e riconoscere che, di fatto, nelle ultime settimane ha fatto dei movimenti per valutare di correre con la struttura di Paolo Campinoti nel 2020. L'idea di mettersi davanti alle telecamere e dire che è tutto falso non sembra la più intelligente, perché Honda e Ducati hanno subito le conseguenze di quello che è successo. Parlando, risolverà la questione all'esterno, ma i problemi in casa resteranno.

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Una fonte interna alla Honda ha riconosciuto a Motorsport.com che la ferita che si è aperta tra il tre volte campione del mondo della MotoGP (2010, 2012 e 2015) ed il quartier generale difficilmente potrà guarire.

"La Honda ora sa che lui se ne vuole andare e che probabilmente non sarà qui nel 2021" ha detto questa fonte a Spielberg. "Questo avrà un costo, perché è già abbastanza difficile ottenere fiducia in questa azienda, ma lo è soprattutto se si fa questo tipo di cose".

Cosa significa questo avviso per Jorge? Che sicuramente il pilota delle Baleari perdere molta forza quando si tratterà di definire lo sviluppo e la direzione che la moto dovrebbe prendere. E questo complicherà ulteriormente un adattamento che finora è stato molto complicato.

Non dobbiamo dimenticare che solo un paio di mesi fa Lorenzo si è recato nella sede centrale della HRC in Giappone, e lì ha lavorato tre giorni fondamentalmente su questioni di ergonomia, alla ricerca di quel confort di cui ha bisogno per esprimersi al meglio.

Ma se in questo caso ci sono due parti, una opposta all'altra, la Ducati ha trovato il modo di oltraggiarne tre: due dei suoi piloti, Andrea Dovizioso e Miller, oltre a Pramac, il suo team satellite e principale alleato nella crociata per il titolo contro Marc Marquez.

Il fine settimana del Red Bull Ring ha lasciato indizi sulla divisione all'interno del team della Rossa, che la splendida vittoria di domenica è riuscita almeno in parte a relativizzare. La cosa sorprendente, però, è che non è tutto legato alla questione Lorenzo.

La cosa deriva da prima dell'estate, esattamente dal Gran Premio di Germania. Al Sachsenring, Dovizioso è esploso dopo aver concluso la gara al quinto posto, dicendo che la moto non era all'altezza dell'obiettivo che gli era stato affidato quando ha rinnovato il contratto e che ha continuato ad evidenziare i suoi endemici problemi di turning.

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Queste dichiarazioni hanno irritato sia l'amministratore delegato Claudio Domenicali che il Direttore Generale di Ducati Corse, Gigi Dall'Igna. Quest'ultimo, che era stato il principale attore nella trattativa che aveva portato Lorenzo alla Ducati nel 2017, ha cercato di sfruttare la voglia di Jorge di lasciare la Honda per dare una dimostrazione di forza a Dovi.

Quel Domenicali che un anno fa aveva preso la decisione di lasciar partire il maiorchino, ora accetterebbe anche il suo reintegro. E questo ci permette di avere un'idea del livello di rabbia che ha generato l'affronto del forlivese.

Dovizioso e Lorenzo non si sono mai amalgamati bene e questo è qualcosa che è diventato chiaro domenica scorsa: "Non mi attacco a queste cose, come un pilota che conosciamo che se lo scrive anche nel casco" ha detto Dovizioso, facendo un chiaro riferimento al suo ex compagno di squadra.

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Dall'Igna e Domenicale hanno fatto ricorso ad una strategia che sapevano che poteva irritare il #04. Il suo esplosivo trionfo contro Marquez, all'ultima curva dell'ultimo giro, per di più con una manovra che avrebbe potuto avere perfettamente la firma del campione in carica, fa pensare che la strategia dei dirigenti di Borgo Panigale non sia andata poi così male.

Jorge Lorenzo, Repsol Honda Team
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